di Claudio Martinotti Doria
Sono restio a comunicare pubblicamente in questo
periodo particolare, nel quale credo non convenga sbilanciarsi con rivelazioni
personali, non tanto per il rischio che possano essere equivocate dai pochi
lettori abituali ed estimatori occasionali, ma dalle istituzioni, che essendo
ormai alla frutta (secca, amara ed ammuffita) nel loro trincerarsi dietro la
fossilizzazione parassitaria e difensiva ad oltranza, non possono che coltivare
pregiudizi ed accanimento preventivo, per cercare di posticipare la fine e
l'inevitabile cambiamento o tracollo
o collasso dir si voglia. Prima di andarsene perché costretti dagli
avvenimenti, continueranno a far danni e depredare e proiettare le colpe su
altri, autolegittimandosi. E' tipico della
psicologia del potere, che è assai elementare ed infantile, meno complessa di
quel che si creda.
Per cui tanto per capirci, se qualcuno dovesse
affermare pubblicamente che per cambiare questo paese e rinnovarlo, occorrerebbe passare per le armi
(metaforicamente) la classe dirigente (quindi non solo i politici al
governo), farebbe la fine dei NO TAV:
denunce penali, perquisizioni in casa, sequestro dei computer e tutti i
documenti personali, magari pure i libri evidenziati e con commenti a margine, i
propri diari se ce ne fossero, ecc., e poi un imputazione di incitazione alla
violenza, terrorismo, ecc.. Ma non preoccupatevi, dicono sia una democrazia e
qualcuno ci crede pure.
Quindi ricapitolando, non ho tendenza a scrivere
assiduamente in questo periodo perché quanto scriverei mi renderebbe vulnerabile
e potrebbe essere usato contro di me (la famosa formula pronunciata dai telefilm
polizieschi anglosassoni …).
Del resto lo stato ha fatto già "tutto e di più"
(come lo slogan della Rai di alcuni anni fa) per rendere la vita una trappola
per topi.
Dall'aumento
smisurato delle tasse, leggi e procedure, fino a divenire il paese più
opprimente al mondo dal punto di vista fiscale e burocratico, all'aumento della
corruzione e della devastazione ambientale e cementizia nonostante la crisi in
corso da anni (per cui avrebbero dovuto capire che gli immobili sarebbero
rimasti invenduti e le iniziative speculative fallimentari).
Dall'aumento dei costi di esercizio delle
abitazioni (bollette) oltre ogni decenza (pur essendo già le più care in Europa,
per non confrontarle con gli USA che altrimenti ci sarebbe da piangere), alla
trasformazione dei mass media, soprattutto televisivi, in un coacervo di demenza
mistificatoria ed oscenità intellettuali e culturali, roba da far accapponare la
pelle e suicidare i neuroni.
Dalla trasformazione dei partiti, che da tempo
hanno perso il senso della misura, in associazioni a scopo di business e a
delinquere, in un'accozzaglia di piccoli indegni signorotti feudali con un senso
dello stato talmente elevato che si farebbero rimborsare come spese politiche
anche lo sbiancamento anale, ecc..
Potrei continuare per ore ma credo di aver fornito
l'idea di come una persona onesta ed intelligente si senta in questo paese allo
sfascio, e soprattutto di come sia ormai ridotto all'impotenza dalle circostanze
sempre e soltanto avverse (situazione patologica
che alimenta la sindrome dell'assediato, in perenne difesa), perché se
non ti prostituisci in qualche modo ormai non puoi neppure più sopravvivere con
dignità, avendo la politica delinquenziale occupato e danneggiato
irreversibilmente tutti i gangli vitali del sistema sociale ed economico e
soprattutto finanziario. Provate a chiedere un prestito o un mutuo e poi mi
direte.
Quindi cosa ci rimane per vivere e a cui
aggrapparsi come valori di riferimento?
Ci rimangono le piccole comunità locali,
l'associazionismo, la solidarietà (che non è una brutta parola, anche se in
politica è divenuta lettera morta da pronunciare di tanto in tanto
cazzeggiando), la cooperazione, la vicinanza, la disponibilità reciproca e lo
scambio, la mutua assistenza, la convivialità, la Storia e l'identità culturale,
che nessuno potrà mai toglierci.
Vi sembra poco?
Seguo da anni alcune piccole comunità locali e sto
riscontrando che nonostante le difficoltà del periodo sono sempre attive e
dinamiche, con un fermento culturale e di iniziative propositive senza
precedenti e che fanno ben sperare … Certo che se fossero meno vessate dallo
stato potrebbero dare e fare ancora di
più, ma è proprio questo il problema di fondo che ancora in troppi non vogliono
capire, condizionati a dipendere dallo stato e ritenerlo indispensabile.
In realtà è
esattamente il contrario, le uniche realtà politiche che funzionano bene, anche
in questa crisi epocale, sono quelle piccole e federate o confederate, con un
apparato statale ridotto ai minimi termini e dove la politica non è una
professione riservata ed esclusiva, ma un servizio temporaneo e la democrazia è
di tipo partecipativo popolare.
Certo che lo stato (accentratore) da tempo sta
cercando di distruggere anche questi valori, perché come dicevano in passato
personaggi che se ne intendevano, qualunque cosa lo stato tocchi diventa m***a.
Purtroppo. E per sopravvivere non trova niente di meglio che divenire sempre più
liberticida, dominante ed estorsivo (aspettiamoci prossimamente anche
confische).
Quindi la soluzione è nel decentramento e
nell'autonomismo, ma ovviamente chi ha sempre vissuto e prosperato tramite lo
stato non può essere d'accordo, dovrebbe rinunciare ai suoi privilegi e
prebende. Circolo vizioso senza soluzione pacifica.
Buona fortuna
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