Fanno sinceramente tenerezza i tromboni finto-progressisti che si
emozionano sempre tanto di fronte alla banalità buoniste con cui papa Francesco
riempie le pagine dei giornali. Ieri tutti commossi di fronte al fatto
che il vecchio gesuita, in un'intervista al settimanale dei gesuiti
(rivista che si abbevera alla greppia
dei contributi per l'editoria dei periodici cattolici), ha detto che ci
vuole il dialogo anche con quei cattivoni dei gay e di quelle donnacce
che abortiscono (al patto, sia chiaro, che siano fortemente pentite).
Dopo un paio di Papi che invocavano il rogo a ogni più sospinto,
l'esibizione di un minimo di misericordia cristiana (ma proprio un
minimo) deve aver contribuito a un'allucinazione collettiva. Oggi
perfino il Manifesto mette il Papa rivoluzionario in prima pagina, aspettando il miracolo divino.
L'argentino che non si era mai accorto di vivere in un paese dove i
militari torturavano la gente (perfino i suoi confratelli) deve essersi
un po' spaventato dalle reazioni. E oggi ci ha finalmente mostrato il
lato cattivo, anche perché sennò noi atei come ci divertiamo?
Bergoglio il rivoluzionario ha ricevuto in udienza i ginecologi cattolici (a quando i cardiologi buddisti o gli otorinolaringoiatri islamici?) e ha loro detto di stare attenti alla "diffusa mentalità dell'utile, la cultura
dello scarto, che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti,
ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani". Secondo il Papa, "ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente a essere abortito, ha il volto del signore" e "ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni,
porta in sè il volto di Cristo. Non si possono scartare".
Ora, tralasciando il fatto che il volto di
Cristo - se si è davvero cristiani - lo si dovrebbe riconoscere in tutti
gli esseri umani, comprese le madri che muoiono di aborto clandestino e
gli anziani costretti a marcire nei letti d'ospedale anche contro la
loro volontà, le parole di papa Francesco sono un'autentica
chiamata alle armi, a serrare i ranghi, a perpetuare quello che è uno
dei grandi scandali della sanità italiana.
Grazie a una
norma della legge sull'aborto, la celebre 194 del 1978,
ginecologi,
anestesisti e personale paramedico possono scegliere di non praticare
l'interruzione volontaria di gravidanza, trincerandosi dietro le loro
convinzioni fideistiche (a dimostrazione del fatto che anche quando in
Italia si è fatto qualcosa di sinistra si è subito pensato a un generoso
regalino ai cattolici). Ora uno si chiede: posto che la legge risale a
35 anni fa, chi nel frattempo ha intrapreso la carriera non poteva
semplicemente fare altro se pensava che la sua coscienza gli impedisse
di applicare una norma dello Stato, confermata da un referendum
popolare? Evidentemente le regole non valgono per tutti e tantomeno per i
farmacisti che si rifiutano di vendere anticoncezionali e
che pure sono titolari di una licenza concessa dallo Stato.
Come ha rivelato tempo fa Repubblica in un'inchiesta,
in Italia
oltre l'80% dei ginecologi è obiettore di coscienza e le donne che non
riescono a trovare posto si rivolgono al mercato clandestino. Il
Ministero della Sanità ha calcolato almeno ventimila le
interruzioni di gravidanza illegali, ma secondo alcune stime sono almeno
il doppio. Senza contare l'assurda cifra di 75 mila aborti "spontanei",
che in larga parte potrebbero essere frutto di pratiche "casalinghe"
finite male.
Sull'obiezione
di coscienza dei medici, siamo in Italia, è fiorita tutta una cancrena,
con ambulatori fuorilegge: l'ultimo gestito dalla mafia
cinese (!) stato scoperto poco tempo fa a Padova e incassava
quattromila euro al
giorno. Tra i clienti anche donne italiane. E poi sequestri, spaccio di
farmaci abortivi, confezioni di Ru486 di contrabbando (quelle che magari
non vogliono vendere i farmacisti), 188 procedimenti penali aperti
nell'ultimo anno per violazione della 194, spesso contro "insospettabili
professionisti" che agivano nei loro studi medici, alla faccia della "diffusa mentalità dell'utile".
La rivoluzione di Bergoglio? Buona per i gonzi.
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