Sono tempi in cui si fa un gran parlare di rivoluzione
sociale e con essa si intende un cambiamento radicale delle condizioni di vita,
per esempio l’abolizione dello sfruttamento e la realizzazione di una società più
giusta, che garantisca la libertà dell’individuo e l’uguaglianza dei diritti.
Direi che è quasi ovvio pensare che siamo lontani anni luce
da questa prospettiva.
Perché il nostro impegno non è rivolto alla realizzazione di
questo ideale.
Siamo invece costretti, obtorto collo, a dedicarlo
esclusivamente a rimediare ai guasti generati giorno dopo giorno dai governi e
dai capitalisti.
Purtroppo la realtà attuale ci dà esempi eloquenti.
Sono decenni che diciamo che le centrali nucleari sono
pericolose, che non è una tecnologia affidabile e che non è giusto lasciare ai
nostri figli un mondo pattumiera pieno di scorie radioattive. Ebbene, da decenni
dobbiamo investire la nostra energia e il nostro tempo per scongiurare la costruzione
di queste centrali e in questo non c’è nulla di rivoluzionario, c’è soltanto il
buon senso di chi non è accecato dalla sete di profitto. Nonostante ciò, ora siamo
sull'orlo di una catastrofe
mondiale.
Abbiamo, per cambiare tema, dovuto batterci, sempre per
decenni, per ottenere il diritto all'aborto. Anche qui, solo per il buon senso
di riconoscere alla donna il diritto di decidere sulla propria sessualità e sul
proprio corpo. Ora le forze reazionarie cercano nuovamente di mettere
in dubbio questo diritto, e saremo di nuovo costretti a buttarci in questa
battaglia.
E ancora: da quanti anni ci stiamo impegnando contro
l’inquinamento, la cementificazione del territorio, la realizzazione delle
cosiddette “grandi opere”? Ci costringono a batterci per ogni metro quadrato di
natura, per ogni casa da salvare dalla speculazione, per ogni progetto di
devastazione della natura che vogliono imporci.
Ci troviamo così costretti, per impedire gli scempi più
gravi, a essere conservatori, altro che rivoluzionari!
E che dire delle strategie più spregevoli messe in atto dai
capitalisti e dai governi, come, ad esempio, la privatizzazione dell’acqua? Anche
qui ci siamo battuti e dovremo ancora
batterci perché ciò non avvenga, perché lucrare sui bisogni assolutamente
vitali dell’essere umano è ignobile e schifoso.
E come la mettiamo con la lotta contro il precariato
e la disoccupazione? Quanti anni ci sono voluti per ottenere quei diritti
che ora ci hanno di nuovo tolto? E quanti altri anni ci vorranno per riaverli?
Scusatemi se sbaglio, ma non notate un’inutile spreco di
energie? Stiamo rivendicando ad uno Stato, ad un padrone, la risoluzione dei
problemi, di quegli stessi problemi che LORO hanno creato! Chiedendo a LORO ci
rimettiamo di nuovo al cento per cento nelle loro mani! Come si fa a combattere
un padrone se si chiede a lui di dare lavoro, reddito, sicurezza e mantenimento
di diritti, tutto ciò che lui stesso ha negato?
Quante speranze sono state sepolte dall'attesa della
rivoluzione sociale? Quante vittime tutte invendicate hanno pagato col sangue o
con la prigione il desiderio di costruire un sistema più giusto nell'eroico
tentativo di attaccare il capitale?
Basta eroi, basta vittime. È inutile aspettare la
rivoluzione degli altri per cambiare le cose. La rivoluzione dobbiamo farla
dentro di noi, smettendo di aspettarci dagli altri quello che vorremmo per noi,
prendendo in mano il nostro futuro e realizzando le nostre aspirazioni in maniera
autonoma, senza deleghe e senza mediatori. Non dovrebbe essere difficile se
usiamo per costruire tutta l’energia che abbiamo finora consumato
inutilmente per combattere. Dobbiamo farlo adesso, quando e dove possiamo.
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