06 aprile 2016

Riina in libreria, Sollecito in tv.

Di Rita Pani.

"Non cadono più nemmeno le braccia. E scrivo braccia perché so, che a volte son volgare.
Ah, se aveste anche voi, qualche volta, passato un poco del vostro tempo seduti davanti a un editore che non ha il coraggio di dirti, che non sei quel che scrivi, ma quel che potresti fargli guadagnare!
Capireste lo strano ghigno che mi si stampa sul viso, una sorta di sorriso abortito, che mi tiene su le braccia, che non mi fa cadere le …
Il figlio di Toto Riina ha scritto un libro su suo padre. No, non parla di mafia, né ricorda i morti innocenti. Non sfiora nemmeno il dolore di chi ha sepolto suo figlio morto per caso mentre giocava a pallone, l’orrore provato dal mondo intero per un bimbo sciolto nell’acido. Non scava a fondo nell’insana abitudine mafiosa, non racconta di spari e di sangue, di un padre e un figlio probabilmente conservati per sempre sotto una colata di cemento. Racconta un padre davanti alla tv, che poveretto, nemmeno poteva andare a cena fuori. Carcerato dalla sua latitanza, che gli impediva un viaggio, una fotografia, una giornata in riva al mare, e chissà che altro – poveretto.
Il figlio di Riina ha trovato un editore che farà vivere il suo libro in una libreria, che lo farà entrare nelle case di povera gente miserabilmente curiosa, che alla fine, magari, proverà anche un po’ di pena per quelle carezze negate al padre e al figlio dal 41 bis.
Non cadono più nemmeno le palle. Non rotolano lontano dal corpo dal quale si sono staccate.
Raffaele Sollecito, diventerà opinionista per Mediaset. Parlerà di crimini, di gialli. Una sorta di criminologo laureato ad honorem, per meriti di carriera, essendo scampato alla condanna per l’omicidio di Meredith Kercher. Lui conosce direttamente “la macchina della giustizia” assicurano i produttori del programma. Lui sa, e non ho dubbi nemmeno io che lui sappia.
Senza mai esser troppo chiaro, l’editore te lo dice che quel che scrivi è sostanzioso, ma poi ti guarda e senza domandarti, chiede: “Ma tu, chi sei? Cosa posso vendere di te?”
“Nessuno”, spesso rispondo stando zitta. Mai puttana in vita mia. Mai un omicidio, nemmeno una famiglia ricca a ripulire le mie nefandezze. Sempre in piedi a sbraitare contro le ingiustizie, idiota al punto di non parcheggiare mai in divieto di sosta. “Son proprio nessuno”, rincretinita al punto di essere onesta, vergognosamente per bene. Una merda, praticamente, nessun merito a curriculum, ridicola al punto di inorridire di fronte a questo mondo che non si riesce proprio a sanare. Non c’è nulla da vendere di me, così ordinaria e banale, che non so nemmeno inventarmi una perversione, se non quella di ingozzarmi di bastoncini di pesce Findus, una volta ogni tanto, e come se non ci fosse un domani.
Mi rassegno. Se questo è quello che deve stare nel mercato letterario, se questo è quello che deve essere cultura, allora è giusto che io ne stia fuori, sia come produttrice che come consumatrice. Emarginata da questo mondo che non potrà mai essere il mio."

Aggiungo un mio pensiero: l'intervista a Riina junior non è una pensata di Vespa. Dietro c'è una manovra di quelle che Falcone chiamava "menti raffinatissime". Si sdogana la mafia e si banalizza l'antimafia. Su Sollecito non ho commenti, bastano le parole di Rita.

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