30 aprile 2016

Parole, parole, parole.

Quante se ne consumano, perché dirle è facile, ma quante valgono davvero qualcosa? Quanto sono impotenti le parole, squarciate da un silenzio che le controbatte, che non le considera, il silenzio di chi ne riceve il peso e non si graffia nemmeno, non si scosta, non le sente....Parole che si buttano là dove rimangono, soffocate dai fatti, omicidi di parole che rimangono impuniti. E il silenzio che viene buttato addosso, salvagente che non salva, cima irraggiungibile da scalare all'infinito...fino a che non frana e respinge riportando in fondo solo detriti, urla e lamenti.
A me sembra che questo mondo sia diventato un po' troppo brutto per essere ancora sottolineato a parole, descritto e analizzato. Per aver voglia di parlarne ancora...perché parlarne ha senso fino a quando c'è speranza che serva a correggere qualcosa, ma ora anche la speranza sembra venir meno, soppiantata da una realtà che davvero supera qualsiasi fantasia o la peggiore delle ipotesi future. 
Perché se tre studentesse 15enni di un istituto professionale di Torino scattano foto e inviano su Whatsapp a tutta la loro classe, fotografie in cui deridono la loro compagna in preda a una crisi epilettica, significa che abbiamo il marcio dentro, che siamo malati, profondamente e incurabilmente, e se quelli che dovrebbero essere il futuro, questi figli, hanno imparato questo da noi, il futuro non esiste. E le parole non servono più.
Perché se un'altra struttura sanitaria in Siria, un importante centro pediatrico di MSF, viene devastata da un attacco aereo, significa che la natura umana è qualcosa di indefinibilmente cattivo, brutale e incomprensibile e io mi vergongo di appartenervi...quindi le parole non servono più...
E l'elenco potrebbe continuare all'infinito ma mi fermo...perché non ho più parole da consumare...




2 commenti:

  1. Con tristezza, condivido quello che scrivi. Anche io senza piu parole.

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