Scrivo
perché c'è un momento della notte
in cui le mie mani disegnano nell'aria contorni
strani
a tutto quello che so,
quello che conosco.
Perché il corpo si inarca
cercando un posto
in quel vuoto di presenze insondabili.
Scrivo sempre per
qualcuno che non sono io
e comunque scrivo per me stessa.
Non conosco il significato di tante parole,
ma conosco il silenzio
e la contrazione dell'anima tra le dita
bagnate.
Ignoro il meccanismo che muove gli orologi e le bussole,
la
traslazione che trascina gli oceani
e che cambia posto alla luna quando è
giorno.
Scrivo per inventarmi un universo
che spieghi qualsiasi
filosofia.
Perché non ci sia nulla
dove tutto è dolore.
Per mia madre e mio padre morti,
per l'amore che non vivo,
per
l'incertezza dei corpi
e l'eternità che volteggia nel lampo;
per il vino,
la magia,
le tempeste,
un sassofono che piange
ad un ritmo incalzante e irregolare.
Per le sanguisughe nelle mie ferite.
Per non essere la
stessa che sono quando non scrivo,
io scrivo.
bella....anche se certo non brilla d'ottimismo,ma sicuramente è figlia del tempo che volenti o nolenti viviamo
RispondiEliminaGrazie Mario, no, non brilla d'ottimismo...e come potrebbe? Però preferisco definirla sofferta....meglio no? D'altronde, a volte, non è così facile trovare parole giuste, bisognerebbe inventarle...e allora chi le capirebbe? Ed è anche vero che le parole cambiano umore, si riposizionano, suscitano ricordi ed empzioni diversi a seconda di chi le legge. Ed è giusto che ognuno abbia un posto dove metterle, diverso o uguale fa lo stesso, l'importante è che ci sia...
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