04 aprile 2016

Scrivo.



Scrivo perché c'è un momento della notte 
in cui le mie mani disegnano nell'aria contorni strani 
a tutto quello che so, 
quello che conosco. 
Perché il corpo si inarca cercando un posto 
in quel vuoto di presenze insondabili. 
Scrivo sempre per qualcuno che non sono io 
e comunque scrivo per me stessa. 
Non conosco il significato di tante parole, 
ma conosco il silenzio 
e la contrazione dell'anima tra le dita bagnate. 
Ignoro il meccanismo che muove gli orologi e le bussole, 
la traslazione che trascina gli oceani 
e che cambia posto alla luna quando è giorno. 
Scrivo per inventarmi un universo 
che spieghi qualsiasi filosofia. 
Perché non ci sia nulla dove tutto è dolore. 
Per mia madre e mio padre morti, 
per l'amore che non vivo, 
per l'incertezza dei corpi 
e l'eternità che volteggia nel lampo; 
per il vino, 
la magia, 
le tempeste, 
un sassofono che piange 
ad un ritmo incalzante e irregolare. 
Per le sanguisughe nelle mie ferite. 
Per non essere la stessa che sono quando non scrivo, 
io scrivo.

2 commenti:

  1. bella....anche se certo non brilla d'ottimismo,ma sicuramente è figlia del tempo che volenti o nolenti viviamo

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    1. Grazie Mario, no, non brilla d'ottimismo...e come potrebbe? Però preferisco definirla sofferta....meglio no? D'altronde, a volte, non è così facile trovare parole giuste, bisognerebbe inventarle...e allora chi le capirebbe? Ed è anche vero che le parole cambiano umore, si riposizionano, suscitano ricordi ed empzioni diversi a seconda di chi le legge. Ed è giusto che ognuno abbia un posto dove metterle, diverso o uguale fa lo stesso, l'importante è che ci sia...

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