31 luglio 2012

 

VIRTUALITA'   E ... PIACERE


Dicevo, qualche mese fa, che la virtualità è un mondo parallelo e irreale, ma che può essere vero. Affermazione apparentemente ambigua ma … realistica. E' determinante saperlo, e crederlo, per chi vuole immergersi, come “persona”, e non solo come “nich name”, in quell'immenso spazio che è il mondo virtuale. Si può, come individuo e come soggetto razionale, trovare in quello spazio, le “verità”: quelle degli altri. Le verità degli altri non sono sempre combacianti con le nostre, ma non per questo sono meno... vere! Per questo dico che c'è la verità nella rete, basta trovarla: è quella che ci piace credere. Non importa quanto sia reale, buona per tutti; qui, in questo mondo parallelo... non ha nessuna importanza, è importante che sia vera per noi! Questo stato di cose, non è sostenibile nel mondo reale, dove, se non abbiamo corrispondenze, e coerenze reciproche, con il prossimo, non potremmo agire, fare, creare: vivere assieme agli altri. La socialità dei corpi richiede una conoscenza specifica di cosa pensa e di come è il mio prossimo. Non potremmo mai fare gioco di squadra senza essere certi che il vicino farà quello che ha promesso di fare. E anche con l'amante, se voglio conviverci, è necessario conoscerne la verità reale, per gli stessi motivi pratici del gioco di squadra. Tutto questo nel virtuale non serve. Non serve perché è irreale. Non ci sono problemi materiali da superare: due persone possono “convivere”, se si piacciono per un qualsiasi motivo, anche se pensano, o credono, in modi assolutamente diversi... anche dicendosi verità totalmente false. E' la magia della favola. Il mondo virtuale è una fantasia e come tale può essere perfetto, perché dipende da chi lo immagina, dalle capacità creative di chi vive in quel momento, in quella dimensione, totalmente fuori da ogni realtà. A cosa serve? A provare il piacere dell'impossibile. Nel mondo parallelo e inesistente, ma vivibile dal nostro cervello, dalle nostre capacità creative, in quel mondo, la “felicità” è possibile. Come nelle favole appunto, o nella poesia, o nel romanzesco, o anche nella potenzialità della nostra corteccia prefrontale, la parte del nostro cervello dove risiedono le capacità “cognitive” o comunque le doti necessarie per “pensare”. Possiamo pensarle le cose impossibili da fare! E se le pensiamo in due, se le condividiamo con uno, o anche più, nostri simili... il miracolo succede: possiamo vivere il “piacere” . I sentimenti nascono da dentro, dal nostro sentire, dal nostro pensare. Anche se la percezione visiva, e tutti gli altri sensi, sembrano decisivi, per sapere se ci piace una persona...  in realtà è l'elaborazione intima di quei segnali, è la nostra necessità, o volontà o desiderio, che ci fanno innamorare di quella persona e non di un'altra. Desiderio, necessità di un'amante, non dipendono da ciò che vediamo o ascoltiamo, cominciano prima i nostri “bisogni” biochimici cellulari, dopodiché ci rendiamo conto del nascere di un desiderio, un desiderio che cercheremo di esaudire nel miglior modo possibile. In questo mondo favoloso tutto ciò è più semplice che nel mondo della realtà oggettiva. Qualcuno dice subito, ma è insufficiente! La corporeità del piacere è indiscutibile, ma nessuno dice che sia ... l'unico. Il piacere di ascoltare musica, di leggere, di guardare un paesaggio... non dipendono dalle sensazioni fisiche del corpo. Leggendo un po' di ciò che si comincia a sapere del cervello umano...le cose non sono sempre così come sembrano. In ogni caso tutti sappiamo che il piacere ha un'infinità di sfumature, dunque quale che sia il valore oggettivo, sempre un piacere è, ed è altrettanto ovvio, che, come nella realtà, c'è chi sa godere di più o di meno, anche a fronte dello stesso stimolo: c'è chi impazzisce di guai e chi nemmeno fa una grinza, per lo stesso stimolo ricevuto. Sì, nel mondo della favola, la felicità è disponibile... per chi la sa cercare e per chi la vuole vivere. Poi è ovvio: saltare dal virtuale al reale... basta un click, se si vuole, si può provare, ma finirà male, quasi sempre, come nella realtà appunto. Ma ne riparleremo....

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