VIRTUALITA' E ... PIACERE
Dicevo, qualche mese fa, che la
virtualità è un mondo parallelo e irreale, ma
che può essere vero. Affermazione apparentemente ambigua
ma … realistica. E' determinante saperlo, e crederlo, per chi vuole
immergersi, come “persona”, e non solo come “nich name”, in
quell'immenso spazio che è il mondo virtuale. Si può, come
individuo e come soggetto razionale, trovare in quello spazio,
le “verità”: quelle
degli altri. Le verità degli altri non sono sempre combacianti
con le nostre, ma non per questo sono meno... vere! Per questo dico
che c'è la verità nella rete, basta trovarla: è quella
che ci piace credere. Non importa quanto sia reale, buona per tutti; qui,
in questo mondo parallelo... non ha nessuna importanza, è importante
che sia vera per noi! Questo
stato di cose, non è sostenibile nel mondo reale, dove, se non
abbiamo corrispondenze, e coerenze reciproche, con il prossimo, non
potremmo agire, fare, creare: vivere
assieme agli altri. La socialità dei corpi richiede una conoscenza
specifica di cosa pensa e di come è
il mio prossimo. Non potremmo mai fare gioco di squadra senza essere
certi che il vicino farà quello che ha promesso di fare. E anche con
l'amante, se voglio conviverci, è necessario conoscerne la verità reale,
per gli stessi motivi pratici del gioco di squadra. Tutto questo nel
virtuale non serve. Non serve perché è irreale. Non ci sono
problemi materiali da superare: due persone possono “convivere”,
se si piacciono per un qualsiasi motivo, anche se pensano, o credono,
in modi assolutamente diversi... anche dicendosi verità
totalmente false. E' la magia
della favola. Il mondo virtuale è una fantasia e come tale può
essere perfetto, perché dipende da chi lo immagina, dalle capacità
creative di chi vive in quel momento, in quella dimensione,
totalmente fuori da ogni realtà. A cosa serve? A provare il piacere
dell'impossibile. Nel mondo parallelo e inesistente, ma vivibile dal
nostro cervello, dalle nostre capacità creative, in quel mondo, la
“felicità” è possibile. Come nelle favole appunto, o nella
poesia, o nel romanzesco, o anche nella potenzialità della nostra
corteccia prefrontale, la parte del nostro cervello dove risiedono
le capacità “cognitive” o comunque le doti necessarie per
“pensare”. Possiamo pensarle le cose impossibili da fare! E se le
pensiamo in due, se le condividiamo con uno, o anche più, nostri
simili... il miracolo succede: possiamo vivere il “piacere” . I
sentimenti nascono da dentro, dal nostro sentire, dal nostro
pensare. Anche se la percezione visiva, e tutti gli altri
sensi, sembrano decisivi, per sapere se ci piace una persona... in
realtà è l'elaborazione intima di quei segnali, è la
nostra necessità, o volontà o desiderio,
che ci fanno innamorare di quella persona e non di un'altra.
Desiderio, necessità di un'amante, non dipendono da ciò che vediamo
o ascoltiamo, cominciano prima i nostri “bisogni” biochimici
cellulari, dopodiché ci
rendiamo conto del nascere di un desiderio, un desiderio che
cercheremo di esaudire nel miglior modo possibile. In questo mondo
favoloso tutto ciò è più semplice che nel mondo della realtà oggettiva.
Qualcuno dice subito, ma è insufficiente! La corporeità del piacere
è indiscutibile, ma nessuno dice che sia ... l'unico. Il piacere di
ascoltare musica, di leggere, di guardare un paesaggio... non
dipendono dalle sensazioni fisiche del corpo. Leggendo un po' di ciò
che si comincia a sapere del cervello umano...le cose non sono sempre così
come sembrano. In ogni caso tutti sappiamo che il piacere ha
un'infinità di sfumature, dunque quale che sia il valore oggettivo,
sempre un piacere è, ed è altrettanto ovvio, che, come nella
realtà, c'è chi sa godere di più o di meno, anche a fronte dello
stesso stimolo: c'è chi impazzisce di guai e chi nemmeno fa una
grinza, per lo stesso stimolo ricevuto. Sì, nel mondo della favola,
la felicità è disponibile... per chi la sa cercare e per chi la
vuole vivere. Poi è ovvio: saltare dal virtuale al reale... basta
un click, se si vuole, si può provare, ma finirà male, quasi
sempre, come nella realtà appunto. Ma ne riparleremo....
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