“La democrazia in Europa”: questo è il titolo del libro di
Mario Monti che un Fazio benevolo e sorridente ha presentato
ieri sera. Più che il titolo (alquanto utopistico visti i tempi che di
democrazia non hanno il benché minimo odore) è il sottotitolo ad illuminare: "Guardare lontano". Quel “guardare lontano” è un ritornello che ho sentito
ripetere un po’ troppo spesso. Guardare lontano perché ciò che si sta
costruendo darà i suoi frutti più in là, non si deve avere fretta, i risultati
si vedranno. Ora io non conosco il contenuto di questo illustre parto di
cotanta mente, né vorrò conoscerlo mai, quindi mi si perdoni se disquisisco su
due semplici parole ma, come dicevo, ormai mi stanno veramente scassando i
cosiddetti! Guardare lontano perché? E soprattutto come?
Come si può guardare
lontano se la situazione di adesso è tale da non avere nemmeno il coraggio di
pensare alla prossima settimana?
Come si può guardare lontano se non sappiamo
come sopravvivere adesso?
Io capisco la lungimiranza, capisco che le cose non
possono cambiare da un momento all’altro, capisco tutto! Quello che non capisco
è perché in tempi di crisi come questi, in cui tante persone stanno vivendo con
fatica immane il presente, quel “guardare lontano” diventi una specie di
mantra: non fossilizzatevi sui sacrifici che state facendo ora, pensate al
futuro, quando tutto questo sarà finito e saremo tutti felici.
Va bene, ma se nel frattempo muoio di fame? Sono così
imbecille se la prima cosa che mi viene in mente è che mi stanno prendendo per
il culo?
Però Monti ci dice che il peggio della crisi è passato e che
bisogna essere ottimisti. Quindi non c’è più tanto da dire, continuiamo a fare
buchi nella cinghia e sorridiamo ad un futuro in cui la cinghia non ci servirà
nemmeno più perché non avremo più pantaloni da sostenere.
Intanto, in una tranquilla domenica di Novembre, la notizia
più eclatante è che i votanti alle primarie
pare siano stati circa 4 milioni (8 milioni di euro incassati).
Per attenermi al mantra attenderò con trepidazione lo
spoglio e ignorerò tutti quei morti (in maggioranza donne e molte minorenni)
bruciati vivi in uno stabilimento
del Bangladesh dove si producevano a basso costo abiti con marchi
occidentali.
Guardo lontano, penso solo al futuro, quando tutto questo anche da
noi non sarà più un’eccezione, quando anche qui, pur di mangiare, si accetterà la schiavitù e si
morirà per mancanza di sicurezza......e non faccio neanche tanta fatica a immaginarmelo...non è un futuro molto lontano, anzi!!
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