Approfittando della calura estiva che rende tutti un po’ più disattenti, giovedì
scorso il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto
legge , che, in quanto tale, è immediatamente attuativo, anche se dovrà essere
approvato dal Parlamento entro 60 giorni, intitolato “Disposizioni urgenti in
materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in
tema di protezione civile e di commissariamento delle province”. Tale decreto
costituisce un vero e proprio “pacchetto sicurezza” ed è stato presentato con
toni entusiastici come strumento di tutela delle donne che il decreto pensa
come “soggetti deboli” e bisognosi di tutela.
(A tale proposito, vale la pena di vedere integralmente la conferenza
stampa, anche per farsi due risate sulle scarse capacità oratorie di
Alfano. Ad un certo punto parla di “anni di sperimentazione dello stalking”……….il
governo sperimenta lo stalking?).
Insomma, una serie di misure che, agli occhi dell’opinione
pubblica, potrebbero apparire come frutto di un nobile intento ma che, in
realtà, dimostrano ancora una volta come il tema della violenza contro le donne
venga utilizzato strumentalmente ai fini delle politiche securitarie e
repressive. E se, nel passato, alcuni orribili stupri erano stati utilizzati
come volano per promuovere legislazioni restrittive e razziste contro gli
immigrati, ora il governo, dietro il paravento della prevenzione e della
repressione di tali violenze, cerca di far passare norme che reprimono le forme
più forti e vitali di mobilitazioni politiche e sociali di questo periodo:
prima tra tutte, ovviamente, la
lotta contro il Tav in Valsusa.
Comunque, fingiamo che non sia una scusa e cerchiamo di pensare
positivo considerandoli provvedimenti che indicano perlomeno un coinvolgimento
maggiore del governo per il contrasto alla violenza di genere.
Dispiace però non trovare alcun riferimento riguardo alla
presa in carico degli uomini autori di comportamenti violenti. Sono convinta
che, quando si parla di prevenzione della violenza di genere, non sia possibile
non occuparsi anche degli autori di questa violenza.
E’ importantissimo proteggere le vittime e sostenerle in
ogni modo, così come è fondamentale punire il reato, ma si tratta di interventi
a posteriori, quando la violenza è già stata commessa o reiterata troppe volte. Bisogna emancipare le donne,
ma bisogna lavorare anche con gli uomini, altrimenti la lotta sarà vana.
Ma quello che è veramente necessario è un cambiamento sociale e culturale, economico
e sentimentale. L'amore non può basarsi sulla proprietà privata e la violenza
non può essere uno strumento per risolvere i problemi. La violenza è un
elemento strutturale delle nostre società disuguali, per cui è necessario che
l'amore non si confonda con il possesso, così come la guerra con gli
"aiuti umanitari". In un mondo in cui si usa la forza per imporre
mandati e controllare le persone, dove si esalta la vendetta come meccanismo
per la gestione del dolore, dove si utilizza la punizione per correggere le
deviazioni e la pena di morte per confortare gli addolorati è sempre più
necessario che impariamo a volerci bene.
E' fondamentale capire che l'amore si deve basare sul “buon
trattamento” e l'uguaglianza, ma non soltanto verso il coniuge, anche nei
confronti dell'intera società. E' essenziale stabilire relazioni egualitarie,
nelle quali le differenze servano ad arricchirci reciprocamente, non per
sottomettere gli uni agli altri.
E' fondamentale potenziare le donne per non vivere
assoggettate all'amore, così come è essenziale insegnare agli uomini a gestire
le proprie emozioni, perché possano controllare la loro ira, la loro impotenza,
la loro rabbia, la loro paura e perché capiscano che le donne non sono oggetti
di proprietà, ma compagne di vita.
Le leggi, pur se importanti, non possono ottenere alcunché
se non sono accompagnate da un cambiamento nelle nostre strutture emotive e
sentimentali. Perché ciò sia possibile dobbiamo cambiare la nostra cultura e promuovere
altri modelli che non si basino sulle lotte di potere per dominarci o
sottometterci. Altri modelli femminili e maschili che non si fondano sulla
fragilità delle une e sulla brutalità degli altri. Dobbiamo imparare a rompere
con i miti, a dialogare, a godere della gente che ci accompagna nel cammino, a
unirci e separarci in libertà, a trattarci con rispetto e tenerezza, ad
assorbire le perdite e costruire buone relazioni. Dobbiamo rompere i cerchi del
dolore che ereditiamo e riproduciamo inconsciamente e dobbiamo liberare le
donne e gli uomini e coloro che non sono
né l'una né l'altro, dal peso delle gerarchie, della tirannia dei ruoli e dalla
violenza.
Dobbiamo lavorare molto perché l'amore si espanda e
l'uguaglianza sia una realtà, ma al di là dei discorsi.
Il modo migliore per combattere la violenza è porre fine
alla disuguaglianza e al machismo: analizzando, visibilizzando, decostruendo, denunciando e apprendendo
insieme.
"... dobbiamo imparare..." Sì, è vero Gianna, ma sono alcuni secoli che le persone intelligenti lo dicono, e nonostante io creda che la violenza individuale sia diminuita oggi rispetto a ieri, tuttavia molti non lo hanno ancora capito. Ma non è un caso che la violenza sulle donne abbia origine da un moralismo maschilista, e nemmeno sarà un caso che le religioni monoteiste siano tutte ossessivamente maschiliste! E in particolare la religione cattolica nostrana, che prevede l'indissolubilità della coppia in eterno!!! Ma per quel figlio di buona donna di un dio, ma quale tolleranza e amore può nascere dalla condanna per tradimento per chi ... ama un altro???? TRADIMENTO! Io, tu, chiunque ama un altro, è colpevole se ama un altro! Io mi assolvo da solo, non ho bisogno di preti, ma un imbecille, un ignorante o un credente....cazzo, loro chi li convince???? Chiedo scusa per il linguaggio volutamente provocatorio, ma ci stava.
RispondiEliminaSono d'accordo con te. Riuscire a convincere chi, per paura o altro che non so, si lascia guidare da pensieri altrui, religione o politica che sia, per convenienza o per pigrizia d'intelletto, è una gara veramente dura!!!
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