23 agosto 2013

Voi restate nella nostra memoria con la vostra agonia che diventa vittoria.




Esattamente 86 anni fa, il 23 agosto 1927, alle ore 0,19 venne giustiziato sulla sedia elettrica Nicola Sacco. Alle 0,26 toccò a Bartolomeo Vanzetti subire lo stesso destino. Ma la storia di Sacco e Vanzetti, i due emigrati italiani accusati negli Stati Uniti di aver preso parte ad una rapina uccidendo un cassiere e una guardia nonostante le prove evidenti della loro innocenza, non si chiuse con la loro esecuzione. Una storia di ordinaria ingiustizia, che divenne qualcosa di più grande e simbolico.

“Mai vivendo l'intera esistenza avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini” 

Il destino dei due anarchici italiani, capri espiatori di un'ondata repressiva lanciata dal presidente Woodrow Wilson contro la “sovversione”, non solo smosse le coscienze degli uomini dell'epoca, ma come un fantasma continuò ad agitare l'America per decenni. Finché nel 1977, esattamente cinquant'anni dopo la loro morte, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis riconobbe gli errori commessi nel processo e ne riabilitò completamente la memoria, scrivendo nel documento che proclama per il 23 agosto di ogni anno il S.&V. Memorial Day che “il processo e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti devono ricordarci sempre che tutti i cittadini dovrebbero stare in guardia contro i propri pregiudizi, l’intolleranza verso le idee non ortodosse, con l’impegno di difendere sempre i diritti delle persone che consideriamo straniere per il rispetto dell’uomo e della verità”.

Di tutta quella vicenda, rimasta un simbolo dell'ingiustizia, più in generale  della repressione degli stati nazionali nei confronti di chi lotta contro l'oppressione e del razzismo nei confronti di chi viene da culture lontane e diverse, c’è da rilevare una cosa molto importante: l’estrema coerenza e convinzione nei valori professati da Sacco e Vanzetti, mai rinnegati fino alla fine. 

“Oggi possono crocifiggere i nostri corpi, e lo fanno, ma non possono distruggere le nostre idee, che rimarranno per le giovani generazioni future”

La loro morte è destinata a rimanere nella nostra mente, una faccenda sporca se ancora ci si sofferma, dopo tutti questi anni. Il dibattito, a quanto sembra, è tuttora in corso. Un segnale, forse, che la ferita non si è ancora cicatrizzata. E che ancora, per quanto ci si sforzi, non si riesce a chiudere quella valigia.

Un basso rilievo posto nella Community Church di Boston

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