08 agosto 2013

Rimandati a settembre col debito.

Compiuti i 100 giorni, il governo ha ben deciso di andare in vacanza per un mese, dal 10 agosto al 6 di settembre. 
Rimandati dunque, la riforma del finanziamento ai partiti, il Ddl su omofobia e diffamazione, Imu, Iva, legge elettorale e riforme costituzionali.
Il rapporto sui primi tre mesi e mezzo di governo è consultabile online, http://www.100giorni.governo.it/rapporto.html, e scaricabile in pdf. Lettura estiva raccomandata, in attesa della ripresa autunnale. Sappiamo già che sarà uno studio matto e disperatissimo, tra Maldive, gite in barca e linguine agli scampi, per qualcuno che ci rappresenta. Non è la maggioranza, per carità, altrimenti si raggiunge il limite delle democrazie moderne, come ci aveva ammonito Tocqueville. Quella tirannia della maggioranza che Dio ce ne scampi e ce ne liberi. O quella delle larghe intese, per dirla ancora in termini più contemporanei. Sempre alle dipendenze degli affari personali di qualcuno. E poco importa se già Montanelli, quando ancora Berlusconi non era né pregiudicato, né evasore fiscale né dedito alla prostituzione minorile scriveva, nel 1998: “almeno su una cosa gli italiani sono d’accordo, tanto è evidente: che fin quando non si sblocca il caso Berlusconi, non ci sarà̀ dibattito politico, cioè non ci potrà essere politica”. Ma d’altronde già Mussolini lo aveva capito, e prima ancora di Montanelli: “come si fa a non diventare padroni in un paese di servitori?”.
A scuola, se non si riesce a prendere la sufficienza e non si passano gli esami, sei rimandato a settembre col debito. Che bisogna colmare, per non rischiare di ripetere l’anno. Ecco, questo governo sembra col perenne fiato sul collo, a canticchiare come fanno le cicale e pagare le formiche, con la speranza di accumulare scorte per resistere al duro inverno. Fregandosene però, che quelle aumentano e un paese intero si ritrova con un macigno da ripagare. Ad andare in pensione tardi per pagare gli arretrati di una generazione.
Che poi non si dimette nessuno, non ce la fanno a schiodarsi da quelle poltrone. Chiedetegli tutto, ma non un passo indietro. Tra poco inizierà una nuova campagna elettorale, e le formiche andranno in letargo. E lo scopriremo, se saranno loro a uccidere le cicale. O a colmare il debito, e a bocciare alla tornata elettorale un’intera classe dirigente. D’altronde gli italiani, la loro arma più pericolosa non l’hanno ancora usata: la pazienza. Si aspetta, fino a quando non toccherà a ciascuno di noi. Quando si giunge all’estremo, si sa, gli italiani sanno essere molto efficaci. E la fanno finita, sia con se stessi che con gli altri.
Non lasciamoci soli.


Laura Fois

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