La vita non è che una ricerca continua di qualcosa a cui
aggrapparsi. Ci si alza al mattino per ritrovarsi, uno stock d’ore più tardi,
di nuovo a letto, tristi pendolari tra il vuoto di desideri e la stanchezza. Il
tempo passa e ci comanda con un pungolo sempre meno fastidioso. Le prestazioni
sociali sono un fardello che non sembra ormai piegare le spalle, perché lo
portiamo con noi ovunque. Obbediamo senza la fatica di dir di sì. La morte si
sconta vivendo……..
“Come questa pietra del
S. Michele, così fredda, così dura, così prosciugata, così refrattaria, così
totalmente disanimata.
Come questa pietra è
il mio pianto che non si vede.
La morte si sconta vivendo”.
Giuseppe Ungaretti
Possiamo vivere senza passione e senza sogni, ecco la grande
libertà che questa società ci offre. Possiamo parlare senza freni, in
particolare di ciò che non conosciamo. Possiamo esprimere tutte le opinioni del
mondo, anche le più ardite, e scomparire dietro il loro brusio. Possiamo votare
il candidato che preferiamo, chiedendo in cambio il diritto di lamentarci.
Possiamo cambiare canale ad ogni istante, caso mai ci sembrasse di diventare
dogmatici. Possiamo divertirci ad ore fisse e attraversare a velocità sempre
maggiore ambienti tristemente identici. Possiamo apparire giovani testardi,
prima di ricevere secchiate gelide di buon senso. Possiamo sposarci fin che
vogliamo, talmente sacro è il matrimonio. Possiamo impegnarci utilmente e, se
proprio non sappiamo scrivere, diventare giornalisti. Possiamo fare politica in
mille modi, anche parlando di guerriglie esotiche. Nella carriera come negli
affetti, possiamo eccellere nell’obbedire, se proprio non riusciamo a
comandare. Anche a forza di obbedienza si può diventare martiri, e questa
società ha ancora tanto bisogno, a dispetto delle apparenze, di eroi.
La nostra stupidità non apparirà certo più grande di quella
altrui. Se non sappiamo deciderci, non importa, lasciamo scegliere gli altri.
Poi, prenderemo posizione, come si dice nel gergo della politica e dello
spettacolo. Le giustificazioni non mancano mai, soprattutto in un mondo di
bocca buona.
In questa grande festa dei ruoli ognuno di noi ha un fedele
alleato: il denaro. Democratico per eccellenza, esso non guarda in faccia
nessuno. In sua compagnia non c’è merce o prestazione che non ci sia dovuta.
Chiunque ne sia il portatore, esso pretende con la forza di un’intera società.
Certo, questo alleato non si dà mai abbastanza e, soprattutto, non si dà a tutti.
Ma la sua è una gerarchia speciale, che unisce nei valori ciò che è opposto
nelle condizioni di vita. Quando lo si possiede, si hanno tutte le ragioni.
Quando manca, si hanno non poche attenuanti.
Con un po’ di esercizio, potremmo trascorrere intere giornate
senza una sola idea. I ritmi quotidiani pensano al posto nostro. Dal lavoro al
“tempo libero”, tutto si svolge nella continuità della sopravvivenza. Abbiamo
sempre qualcosa a cui aggrapparci. In fondo la più stupefacente caratteristica
dell’attuale società è quella di far convivere le “comodità quotidiane” con una
catastrofe a portata di mano. Assieme all’amministrazione tecnologica
dell’esistente, l’economia avanza nell’incontrollabilità più irresponsabile. Si
passa dai divertimenti ai massacri di massa con la disciplinata incoscienza dei
gesti programmati. La compravendita di morte si estende a tutto il tempo e a
tutto lo spazio. Il rischio e lo sforzo ardito non esistono più; esistono solo
la sicurezza o il disastro, la routine o la sciagura. Salvati o sommersi. Vivi,
mai.
Con un po’ di esercizio, potremmo percorrere la strada da
casa a scuola, dall’ufficio al supermercato, dalla banca alla discoteca, ad
occhi chiusi. Stiamo compiutamente realizzando l’adagio di quel vecchio
sapiente greco: «Anche i dormienti reggono l’ordine del mondo».
È venuta l’ora di rompere con questo noi, riflesso
dell’unica comunità attuale, quella dell’autorità e della merce.
Una parte di questa società ha tutto l’interesse che
l’ordine continui a regnare, l’altra che tutto crolli al più presto. Decidere
da che parte stare è il primo passo. Ma ovunque sono i rassegnati, vera base
dell’accordo tra le parti, i miglioratori dell’esistente e i suoi falsi
critici. Ovunque, anche nella nostra vita, che è l’autentico luogo della guerra
sociale, nei nostri desideri, nella nostra risolutezza come nelle nostre
piccole, quotidiane sottomissioni.
Con tutto questo occorre venire ai ferri corti, per arrivare
finalmente ai ferri corti con la vita.
Da Finimondo
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