03 agosto 2013

Ai ferri corti....




Ai ferri corti con l’esistente, i suoi difensori e i suoi falsi critici.


La vita non è che una ricerca continua di qualcosa a cui aggrapparsi. Ci si alza al mattino per ritrovarsi, uno stock d’ore più tardi, di nuovo a letto, tristi pendolari tra il vuoto di desideri e la stanchezza. Il tempo passa e ci comanda con un pungolo sempre meno fastidioso. Le prestazioni sociali sono un fardello che non sembra ormai piegare le spalle, perché lo portiamo con noi ovunque. Obbediamo senza la fatica di dir di sì. La morte si sconta vivendo……..

Come questa pietra del S. Michele, così fredda, così dura, così prosciugata, così refrattaria, così totalmente disanimata.

Come questa pietra è il mio pianto che non si vede.

La morte si sconta vivendo”.

Giuseppe Ungaretti

Possiamo vivere senza passione e senza sogni, ecco la grande libertà che questa società ci offre. Possiamo parlare senza freni, in particolare di ciò che non conosciamo. Possiamo esprimere tutte le opinioni del mondo, anche le più ardite, e scomparire dietro il loro brusio. Possiamo votare il candidato che preferiamo, chiedendo in cambio il diritto di lamentarci. Possiamo cambiare canale ad ogni istante, caso mai ci sembrasse di diventare dogmatici. Possiamo divertirci ad ore fisse e attraversare a velocità sempre maggiore ambienti tristemente identici. Possiamo apparire giovani testardi, prima di ricevere secchiate gelide di buon senso. Possiamo sposarci fin che vogliamo, talmente sacro è il matrimonio. Possiamo impegnarci utilmente e, se proprio non sappiamo scrivere, diventare giornalisti. Possiamo fare politica in mille modi, anche parlando di guerriglie esotiche. Nella carriera come negli affetti, possiamo eccellere nell’obbedire, se proprio non riusciamo a comandare. Anche a forza di obbedienza si può diventare martiri, e questa società ha ancora tanto bisogno, a dispetto delle apparenze, di eroi.

La nostra stupidità non apparirà certo più grande di quella altrui. Se non sappiamo deciderci, non importa, lasciamo scegliere gli altri. Poi, prenderemo posizione, come si dice nel gergo della politica e dello spettacolo. Le giustificazioni non mancano mai, soprattutto in un mondo di bocca buona.

In questa grande festa dei ruoli ognuno di noi ha un fedele alleato: il denaro. Democratico per eccellenza, esso non guarda in faccia nessuno. In sua compagnia non c’è merce o prestazione che non ci sia dovuta. Chiunque ne sia il portatore, esso pretende con la forza di un’intera società. Certo, questo alleato non si dà mai abbastanza e, soprattutto, non si dà a tutti. Ma la sua è una gerarchia speciale, che unisce nei valori ciò che è opposto nelle condizioni di vita. Quando lo si possiede, si hanno tutte le ragioni. Quando manca, si hanno non poche attenuanti.

Con un po’ di esercizio, potremmo trascorrere intere giornate senza una sola idea. I ritmi quotidiani pensano al posto nostro. Dal lavoro al “tempo libero”, tutto si svolge nella continuità della sopravvivenza. Abbiamo sempre qualcosa a cui aggrapparci. In fondo la più stupefacente caratteristica dell’attuale società è quella di far convivere le “comodità quotidiane” con una catastrofe a portata di mano. Assieme all’amministrazione tecnologica dell’esistente, l’economia avanza nell’incontrollabilità più irresponsabile. Si passa dai divertimenti ai massacri di massa con la disciplinata incoscienza dei gesti programmati. La compravendita di morte si estende a tutto il tempo e a tutto lo spazio. Il rischio e lo sforzo ardito non esistono più; esistono solo la sicurezza o il disastro, la routine o la sciagura. Salvati o sommersi. Vivi, mai.

Con un po’ di esercizio, potremmo percorrere la strada da casa a scuola, dall’ufficio al supermercato, dalla banca alla discoteca, ad occhi chiusi. Stiamo compiutamente realizzando l’adagio di quel vecchio sapiente greco: «Anche i dormienti reggono l’ordine del mondo».

È venuta l’ora di rompere con questo noi, riflesso dell’unica comunità attuale, quella dell’autorità e della merce.

Una parte di questa società ha tutto l’interesse che l’ordine continui a regnare, l’altra che tutto crolli al più presto. Decidere da che parte stare è il primo passo. Ma ovunque sono i rassegnati, vera base dell’accordo tra le parti, i miglioratori dell’esistente e i suoi falsi critici. Ovunque, anche nella nostra vita, che è l’autentico luogo della guerra sociale, nei nostri desideri, nella nostra risolutezza come nelle nostre piccole, quotidiane sottomissioni.

Con tutto questo occorre venire ai ferri corti, per arrivare finalmente ai ferri corti con la vita.



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