Mi si chiede
perché mi definisco anarchica. Io sinceramente preferirei non definirmi, ma è
ovvio che se certi miei ideali corrispondono ad un pensiero e ad una filosofia che
ha una sua precisa collocazione e definizione, ci sto. Ci sto soprattutto a
definirmi libera nel pensiero, libera da condizionamenti oppressivi di una
morale ipocrita che tutti subiamo e viviamo quotidianamente, libera nelle
scelte personali, sessuali, politiche e nello stile di vita. Ma ci sono
arrivata per gradi, passando attraverso dubbi infiniti (che ancora oggi non
sono finiti), ponendomi domande alle quali non potevo rispondere senza sentirmi
incompresa e sola con le risposte che mi salivano in gola. Ci sono arrivata
attraverso problematici confronti con tutto ciò che mi circondava e che fino ad
un certo punto aveva rappresentato tutto quello su cui avevo basato la mia
vita. Ci sono arrivata perché tutto quello non mi bastava più, perché ne
sentivo l’oppressione e l’imposizione e non riuscivo più a sopportarne il
conformismo. Ci sono arrivata perché ad un certo punto mi sono trovata ad un
bivio immaginario, un bivio mentale, e dovevo scegliere: o l’omologazione, il
quieto vivere, infangandomi spesso e facilmente in patetiche condizioni di
viltà, oppure il rispetto di me stessa e quindi la negazione di certi
comportamenti imposti.
È stato difficile e faticoso, imparare a conoscersi è una
lunga strada in salita di cui, comunque, non si dovrebbe mai vedere la cima. Ancora adesso
è piuttosto impegnativo continuare a sostenere certe mie posizioni e opinioni,
confrontarmi con le persone cercando di avere rispetto di me e degli altri che
di me non hanno rispetto. Ancora adesso devo purtroppo spesso assoggettarmi all’
autoritarismo e alla presunzione di sedicenti difensori della libertà che non
fanno altro che limitare quella altrui. È una battaglia continua contro tanti
pregiudizi e mentalità per sentirmi il più libera possibile. Ma questa mia….rivolta
antiautoritaria (vogliamo chiamarla così?) parte semplicemente da una questione
di dignità personale: ribellarmi ad un modo di vivere ingiusto, indignarmi di
fronte alle prevaricazioni e sostenere l’uguaglianza e l’autodeterminazione di
ogni individuo, aspirare alla pace e al benessere non solo mio ma di tutti, perchè ciò che è di tutti è anche mio, è ciò che mi fa
sentire meglio con me stessa, orgogliosa di un modo di essere che mi
appartiene, grattato, scavato e scoperto spontaneamente, senza intermediari.
Se tutto questo vuol dire essere anarchica, ebbene, lo sono,
ma in modo molto spontaneo. E credo che come lo sono io possano esserlo in
tanti, forse tutti lo siamo, solo che molti non sanno di esserlo.
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