Gianluca Santilli, fino a poco tempo fa capogruppo
Pd al consiglio del Sesto municipio di Roma, ha da poco scoperto che
nella metropolitana capitolina alcune persone per vivere suonano. E ha
avuto l’impellenza di condividere questo scoop sconvolgente. Che rabbia,
che indignazione: dei poveracci si permettono di romperci i timpani
quando chi prende la metro (anche lui l’ha presa un paio di volte da
ragazzino, quindi non dite che fa parte della casta) ha il diritto di
non essere disturbato dal frastuono della miseria.
L’arguto paladino della libertà auricolare in salsa piddina ha posta un video
in cui si vede una coppia di rom cantare e suonare ”Mamma son tanto
felice perché ritorno da te”. Un’indecenza che lui commenta così: “No,
guardate questo… ecco dove siamo arrivati a Roma… nemmeno nello
Schifistan si vede una cosa del genere”. Piccolo particolare: il video è
stato postato da un collettivo xenofobo del quartiere Esquilino che da anni denuncia “ondata cinese e immigrazione”.
Ovviamente la reazione dei suoi contatti non si è fatta attendere,
ben divisa tra chi lo sbeffeggiava per essersi accorto ora di un
fenomeno che va avanti da tanti anni e che riguarda moltissime città
europee e chi tentava di fargli capire che forse i problemi del
trasporto pubblico sono altri.
Ma l’aspirante sceriffo acustico non accetta le critiche e spiega che
suonare in metro è un grande gesto di maleducazione in quanto “sei
costretto ad ascoltare e ad interrompere quello che stavi facendo.
Naturalmente dopo aver pagato il biglietto”. Già, che cosa grave essere
interrotti da chi pur di ricevere qualche moneta decide di usare le
capacità che ha.
In genere sorvolo sui post dei politici perché sono noiosissimi, ma
questo mi ha molto incuriosito. Inizialmente perché la goffa denuncia
dimostra che il signore in questione non ha mai avuto a che fare
realmente con i mezzi di trasporto pubblico (e infatti qualcuno ha
commentato: “Gianlu’, se vede proprio che viaggi in auto blu”).
Poi però guardando il video mi sono concentrato su un’altra
questione. Io quel suonatore di violino lo conosco. Dopo averlo visto
tante volte sulla metropolitana, l’ho conosciuto qualche mese fa nella
stazione di San Paolo. Stavo girando dei video per un’inchiesta sugli
artisti di strada romani. Mi ha raccontato di come con la crisi sempre
meno persone gli lascino un’offerta. Con lui c’erano sudamericani,
africani, serbi e bulgari.
E vedendo il video degli xenofobi postato da Santilli ho pensato a
una scena che in quell’occasione mi aveva toccato profondamente. Alcuni
controllori dell’Atac, l’azienda che gestisce i trasposti pubblici
romani, avevano fermato un musicista colombiano mentre suonava in
metropolitana. Ero pronto a filmare il momento della multa. Ma con mia
grande sorpresa uno dei controllori ha preso la chitarra del musicista e
ha iniziato a strimpellarla, chiedendo a quest’ultimo di accompagnarlo
con la voce in una versione molto delicata di “Quizas, quizas, quizas”.
Finita la performance, a cui stavano assistendo anche molti passeggeri
evidentemente divertiti, il controllore ha restituito la chitarra e ci
ha salutati con un “alla prossima”.
Ecco, caro Santilli, l’ennesima conferma, e purtroppo non ne
sentivamo il bisogno, che i partiti e i loro rappresentanti sono lontani
anni luce dalla vita reale. Che è fatta di difficoltà, di sofferenze e
anche di musicisti rom non proprio intonati. Il cui tentativo di
arrivare a fine giornata impegnandosi in qualcosa va premiato e non
deriso su Facebook.
Ah, caro Santilli, un’ultima cosa: se prendesse la metropolitana, si
accorgerebbe che alcune volte ci sono dei bimbi costretti ad andare su e
giù per i vagoni con un bicchiere del Mac a chiedere spiccioli. Cosa
ben più grave di qualche nota sbagliata e amplificata.
Da Frontierenews
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