Ieri sera un amico (che mi vuole molto male) mi ha mandato
un sms per dirmi di sintonizzarmi su rai news. C’era
Berlusconi che parlava alla platea dei giovani di Forza Italia. Il primo
istinto era quello di spegnere immediatamente la tv, ma qualcosa di
masochistico mi ha fermato e ora posso tranquillamente dire che raramente ho
sentito una tale escalation di menzogne dette con tanta protervia.
Tra una baggianata e l’altra, il “piccino” di Arcore, per
niente in forma devo dire, ha fatto un appello al presidente Giorgio
Napolitano: “Mi dia la grazia senza richiesta perché ho la dignità di non
chiederla. Non abbia esitazioni e cancelli l’ignominia di affidarmi ai servizi
sociali”. “Nei prossimi giorni in una conferenza stampa dimostrerò con le carte
di non avere responsabilità. Il 27 novembre 2013 (voto sulla decadenza) contro
di me andrà in scena un colpo di Stato, per fare fuori il leader del centrodestra,
ma sfidiamo apertamente questa sinistra che non ha mai rinnegato la sua
ideologia più criminale del mondo e reagiremo”.
I soliti termini ripetuti all’infinito: “libertà”,
“comunismo”, “magistratura” e poi il lunghissimo estenuante racconto di come ha
deciso di scendere in politica cercando di giustificare ogni caduta e ogni
guaio politico o giudiziario con gli attacchi dei suoi nemici di sinistra e
soprattutto la corrente di Magistratura democratica.
La noia più totale. E stanotte ho dormito malissimo. Però stamane
mi sono rifatta.
Ecco un articolo dell’Infiltrato che mi ha riconciliato con
l’informazione:
Un bilancio complessivo fornito dalle inchieste della
magistratura dal 1989 svela un fiume di denaro occultato all'estero da
Berlusconi e dal suo gruppo - Solo la condanna definitiva di agosto quantifica
in 368 milioni il totale dei fondi neri ma da All Iberian ai conti alle Bahamas
il totale supera 1,2 miliardi di euro…
In Italia c'è abbondanza di evasori. Ma anche in questo
campo Silvio Berlusconi non ha rivali. Dopo la condanna definitiva per frode
fiscale, consacrata il primo agosto 2013 dalla Cassazione, ora è possibile fare
un primo bilancio completo e documentato sui fondi neri scoperti in vent'anni
d'indagini sul proprietario della Fininvest. Il conto finale è da primato:
almeno un miliardo e 277 milioni di euro. Per guadagnare la stessa cifra un
maresciallo della squadra anti-evasione della procura di Milano, che ha uno
stipendio di 2 mila euro al mese se fa gli straordinari, dovrebbe lavorare per
53 mila e 208 anni.
Nel video-messaggio del 18 settembre Berlusconi si è
proclamato “assolutamente innocente” e ha accusato la magistratura di averlo
colpito con “una sentenza mostruosa e politica”. La riprova del complotto
sarebbe la presunta esiguità dell'evasione per cui è stato condannato: 7
milioni e 300 mila euro, nulla per un miliardario come lui.
In realtà quella frode è l'unico pezzo di processo che è
riuscito a sopravvivere alla legge ex Cirielli, approvata nel 2005 dai suoi
parlamentari, che ha dimezzato i termini di prescrizione dei reati. Ma in tutti
i gradi di giudizio le sentenze definiscono “colossale” la massa di denaro nero
che si è riversata sulle società offshore gestite dal gruppo Fininvest e
risultate “di proprietà personale di Berlusconi”.
L'accusa ha dimostrato che i prezzi dichiarati al fisco per
i film americani comprati da Fininvest e Mediaset venivano costantemente
gonfiati, per portare soldi all'estero. La condanna definitiva quantifica in
368 milioni e 510 mila dollari il totale dei fondi neri creati, con i contratti
truccati, nel solo quinquennio esaminato nel processo, che va dal 1994 al 1998.
Di questa “sistematica frode fiscale”, spiegano i giudici,
Berlusconi è stato “l'ideatore, l'organizzatore e il beneficiario finale”: i
soldi finivano su conti offshore gestiti dai suoi tesorieri personali. E le
stesse sentenze precisano che questa è solo una parte di un enorme patrimonio
segreto accumulato “fin dagli Ottanta”.
Ora un libro-inchiesta di Paolo Biondani e Carlo Porcedda
("Il Cavaliere Nero", edito da Chiarelettere) ricostruisce come si è
formato e in quali paradisi fiscali è stato nascosto l'intero tesoro nero di
Silvio Berlusconi, pubblicando per la prima volta i documenti originali che
comprovano le accuse.
Il processo Mediaset è nato da una costola delle indagini di
Tangentopoli, che già negli anni Novanta avevano portato alla scoperta delle
prime 64 società offshore del gruppo Fininvest, attive tra il 1989 e il
1994-95. La tesoreria centrale si chiamava All Iberian: un sistema di conti
esteri “non ufficiali” che ha finanziato “operazioni riservate” per un totale
di 1.550 miliardi di lire (775 milioni di euro).
Un fiume di denaro nero utilizzato, tra l'altro, per pagare
tangenti a politici come Bettino Craxi e per corrompere il giudice civile
romano che ha regalato il gruppo Mondadori alla Fininvest. Per questo primo
tesoro offshore il Cavaliere aveva ottenuto l'impunità, dopo le elezioni del
2001, grazie alla contestatissima legge che ha trasformato quel gigantesco
falso in bilancio in una semplice contravvenzione a prescrizione ultra-rapida:
le sentenze definitive però spiegano che Berlusconi “non può certo dirsi
innocente”.
Il processo Mediaset, quello che ha portato alla condanna
finale, è partito dalla scoperta dei depistaggi organizzati per fermare Mani
Pulite: documenti sottratti alle perquisizioni, conti svuotati per far sparire
i soldi, fino alla corruzione del testimone chiave, l'avvocato inglese David
Mills.
L'obiettivo di tante manovre di “inquinamento probatorio”,
come le ha definite il pm Fabio De Pasquale, era nascondere le offshore
personali di Berlusconi, tra cui spiccano le società Century One e Universal
One: due forzieri esentasse con almeno 252 milioni di dollari. Le carte fatte
sparire nel 1996, e ritrovate solo nel 2003-2004, riguardano anche la società
Bridgestone, intestataria di uno yacht e di una villa da 12 milioni di dollari
alle Bermuda: un regalo offshore di papà Silvio alla figlia Marina Berlusconi.
Il Cavaliere, inoltre, controlla personalmente un sistema di
conti alle Bahamas, che hanno ricevuto almeno 26 milioni di dollari fino al
1998, attraverso un grossista di carni di Montecarlo, trasformato in
improbabile venditore di film.
Non bastasse, c'è il nero italiano. Nella sentenza
definitiva del processo per le tangenti alla Guardia di finanza, chiuso nel
2001, si legge che la Fininvest aveva notevolissime “disponibilità
extra-bilancio” già negli anni Ottanta: almeno 65 milioni di euro. Un
patrimonio nero così quantificato dagli stessi giudici della Cassazione che in
quel caso avevano assolto il Cavaliere, spiegando che i manager della Fininvest
avevano davvero corrotto 12 finanzieri tra cui un generale, ma lui poteva non
saperlo.
Un altro tesoro nascosto è invece attualissimo. Nel processo
Mediaset il ruolo di primattore spetta a Frank Agrama, imprenditore del cinema
con base a Los Angeles, condannato a tre anni. La sentenza definitiva lo bolla
come un “intermediario fittizio”, che incassava il nero e lo spartiva
segretamente con Berlusconi.
Nel solo quinquennio 1994-98, le tv del Cavaliere hanno
speso 200 milioni di dollari per acquistare film della Paramount attraverso
quel fortunatissimo mediatore americano. Ma al colosso di Hollywood è arrivato
soltanto un dollaro su tre. Ben 55 milioni li ha trattenuti Agrama “senza
svolgere alcuna attività”. E altri 80 milioni di dollari sono rispuntati sui
conti delle solite offshore personali di Berlusconi.
Di tutti questi fondi neri, nessuna autorità italiana è mai
riuscita a sequestrare un solo centesimo. La sentenza Mediaset ha condannato
Berlusconi, per effetto della ex Cirielli, a risarcire solo 10 milioni di euro.
Meno di un trentaseiesimo dei profitti accumulati con la frode fiscale di cui è
stato riconosciuto colpevole.
Quisquiglie.
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