La Marina Militare la definisce “missione di promozione” ed
elenca le industrie belliche che vi partecipano. Cosa va a promuovere?
Evidentemente i sistemi d'arma prodotti da quelle industrie.
“Si vanno a vendere altre armi ai paesi mediorientali e
africani, dominati da oligarchie e caste militari, provocando un ulteriore
aumento delle loro spese militari che comporterà un ulteriore aumento della
povertà soprattutto in Africa”, scrive il “Manifesto”.
Scopo ufficiale della “campagna navale” organizzata dal
governo Letta, è presentare il “sistema paese” in movimento e “rafforzare la
presenza dell’Italia nelle aree geografiche considerate strategiche per gli
interessi nazionali”, senza trascurare la consueta ipocrisia della “assistenza
umanitaria alle popolazioni bisognose”.
Per il ministro Mauro, il bazar navigante, ribattezzato
“crociera di morte”, non andrà a vendere armi di distruzione di massa al di
fuori dalle convenzioni, ma resta una “missione di promozione” che incrocerà
aree dove impazzano guerre e repressioni, come ad esempio Congo, Nigeria e
Kenya, o terre “dove governi potenti finanziano guerre per procura”, indicando
paesi come l’Arabia Saudita impegnata in Siria, o il Barhein con la sua
“primavera” cancellata dai militari. Regioni del mondo “dove le spese sociali
vengono ridimensionate se non cancellate per sostenere la sicurezza interna e
le frontiere, come in Angola e Mozambico”.
Oman, Dubai, Doha, Gibuti, Madagascar, Sudafrica, Ghana,
Senegal, e poi su fino a Casablanca in Marocco, e poi Algeri. In navigazione
fino al 7 aprile 2014.
Costo: 20 milioni di euro, di cui 7 a carico dello Stato e
13 dei “partner dell’industria privata”.
Soldi ben spesi: potranno usare la portaerei, lunga 244
metri e larga 39, come una grande fiera espositiva itinerante, con stand per
accogliere i clienti.
Prezzo amico: 200.000 euro per ogni giorno di navigazione.
La portaerei non venderà certo l’immagine turistica
dell’Italia: gli “ambasciatori” del paese sono le industrie di Finmeccanica
come Agusta-Westland (elicotteri da guerra), Oto Melara (cannoni), Selex Es
(sistemi radar e di combattimento), Wass (siluri), Telespazio (satelliti), e
poi Mbda, coi suoi missili Aspide, Aster, Teseo. Poi ci sono la Intermarine
(vascelli militari) e Elt, che offre apparecchiature elettroniche per la guerra
aerea, terrestre e navale, mentre Beretta mette in mostra le sue pistole, accanto
agli stand di lusso che presentano gli aerei executive della Piaggio e della
Blackshape.
“Ogni cannone, ogni missile, ogni mitraglia venduta dai
commessi viaggiatori della Cavour ai governi clienti, scrivono i giornalisti
del Manifesto, significherà meno investimenti locali nel sociale e quindi altre
migliaia di bisognosi, affamati e morti, soprattutto tra i bambini, per
sottoalimentazione cronica e malattie che potrebbero essere curate”. Ma niente
paura, sulla nave ci sono anche gli “operatori umanitari” pronti a soccorrere i
disperati che abbiamo contribuito a creare con il traffico di armi, per
dimostrare quanto l’Italia sia sensibile e pronta ad aiutare “le popolazioni
bisognose”.
Nessun commento:
Posta un commento
Una tua opinione è sempre gradita...o anche un semplice saluto. ;)