29 novembre 2015

Che va cerando Poletti, la scoperta del lavoro a cottimo?

Il ministro Poletti propone la fine del contratto in base alle ore di lavoro, dice che è roba vecchia e che lo stipendio dovrebbe essere erogato in base alle prestazioni raggiunte. Dice che c'è la tecnologia che faciliterebbe il lavoro e che quindi non avrebbero più senso gli stipendi percepiti in questo modo. Ma nemmeno Berlusconi (e lui lo sa bene, visto che è un vero imprenditore ) è arrivato a dire questo! Poletti, come tante altre persone comuni che nella vita non si sono spaccati la schiena, non ha una minima idea del mondo del lavoro: la maggior parte dei lavoratori hanno delle occupazioni pesanti. Penso alla catena di montaggio, penso ai lavori negli ospedali, RSA o case di riposo dove gli operatori si fanno un "mazzo tanto" e provoca problemi fisici a medio termine. Penso ai braccianti, ai manovali, alle commesse, ai magazzinieri. A tutti quei lavori dove si richiede uno sforzo fisico non indifferente. Se si dovesse prendere sulla parola il ministro, i datori di lavoro nei confronti di questi lavoratori avrebbero l'autorità per dire: "Finchè non hai finito, non vai a casa. Devi raggiungere l'obiettivo!". Già siamo ritornati indietro ai tempi dell'800 quando il rapporto tra lavoratore e imprenditore era individuale per contrattare, figuriamoci con questo sistema.
Ma andando più a fondo, questo è un sistema che già esiste, però in nero. Poletti lo vorrebbe, in pratica, legalizzare. Quante persone, magari costretti ad aprire la partita iva, fanno un lavoro subordinato superando di gran lunga le otto ore per concludere al più presto delle scadenze e senza lo straordinario pagato? Invece di combattere tutto ciò, cosa si fa? Lo si legalizza. Il lavoro già è qualcosa di aberrante in sé e molti di noi fanno un lavoro che non avrebbero mai voluto fare nella vita. E questo è già di per sè frustrante. Non peggioriamo la situazione. 
Ma faranno sempre tutto ciò che vogliono perché quello che manca è la coscienza di classe e ognuno pensa per sé, senza combattere tutti insieme. Alla fine si riduce tutto ad un rapporto individuale con i datori di lavoro. 
Hanno vinto loro.

Damiano Aliprandi

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