05 novembre 2015

Il luogo del pensiero.


Eppure continuando la nostra vita normale si potrebbe capire quello che ci serve, che ci è davvero essenziale. Si potrebbe guardare con un certo distacco, quasi sorridendo, tutto quello che accade nel delirio del mondo. Si potrebbe sognare un luogo immaginario e un po' inconsueto, un angelo inventato o forse vero. Il luogo del pensiero, un rifugio dove mettersi al riparo dall'affanno del presente e del futuro, uno spazio abitato dalle cose più vere come un piccolo mondo che io possa contenere. E allora superando le nostre ansie quotidiane noi potremmo ascoltare soltanto chi ci fa star bene. Noi potremmo più che altro occuparci di noi, cominciando da adesso prima che l'uomo muoia nel grande vuoto del suo successo. E potremmo costruire su un terreno precario e disastrato un individuo compiuto cosciente e intero.
Il luogo del pensiero per cercare al di là delle parole qualche cosa che assomigli a una morale dove un bimbo cresciuto senza neanche un modello possa già frequentare con rigore il giusto e il bello. Un luogo per trovare un barlume di coscienza dai problemi del sociale, alla sopravvivenza. Dove il gusto della vita pur concreto che sia, non diventa mai volgare perché ha dentro l'utopia. Che è il vero luogo del pensiero dove l'uomo del futuro sta crescendo con l'idea di sé ma con l'idea del mondo. Dove l'uomo più solo non è mai in un deserto se non chiude il proprio cuore ma ogni giorno sa tenere il cuore aperto. Coltivando quel tesoro che è racchiuso dentro al luogo del pensiero.

Giorgio Gaber
estratto da "Un'idiozia conquistata a fatica" (1997)


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