29 novembre 2015

A proposito della “promozione neo-comportamentista della sudditanza".

Spiega Renato Curcio in “L’impero virtuale. Colonizzazione dell’immaginario e controllo sociale”:

 L’insieme dei dispositivi digitali di controllo istituisce sempre nuove condizioni di oggettiva sudditanza. Il loro accoglimento da parte degli utilizzatori tuttavia presenta anch’esso aspetti sorprendenti. Primo dei quali è la disposizione piuttosto indifferente, quando non decisamente collaborativa, della gran parte dei controllati alla sottomissione e all’obbedienza.

 Disposizione costruita, certo, e tuttavia confusamente accolta senza opporre significative resistenze, forse perchè simmetrica ai dispositivi disciplinari intrinseci alle istituzioni d’impostazione capitalistica. Comunque sia, questa educazione alla sudditanza si attiene a un’impostazione pedagogica che, in sostanza, consiste nel premiare chi accoglie gli inviti all’auto-disciplinamento subalterno e punire in qualche modo chi vi si sottrae…

Con “sudditanza” intendo dunque questa acquiescenza passiva e a-problematica, questa abitudine inerte ad assumere su di sé la meta-narrazione delle imprese capitalistiche e a farsene attore e riproduttore obbediente nelle proprie pratiche quotidiane…

 La promozione neo-comportamentista alla sudditanza svolge una funzione importante nella colonizzazione dell’immaginario. Per suo tramite infatti passa una normalizzazione diffusa della disponibilità a cedere per qualche briciola di consumo spazi di autonomia e di libertà personale. E ogni spazio ceduto accresce di un anello la catena invisibile della schiavitù mentale e della soggezione all’impero, così come ogni briciola ricevuta alimenta la propria complicità nella dipendenza…

 Vale la pena di citare la riflessione già fatta a suo tempo da Marx: ‘La sicurezza è il più alto concetto sociale della società civile, concetto della polizia, secondo cui l’intera società esiste unicamente per garantire a ciascuno dei suoi membri la conservazione della sua persona, dei suoi diritti, della sua proprietà’…

 È il dilemma che Vint Cerf, uno dei Padri fondatori di Internet, ha espresso con parole molto chiare: "Uno stato in cui la privacy è totalmente rispettata è uno Stato insicuro. Uno Stato in cui al contrario chi governa sa tutto dei propri cittadini è il massimo della sicurezza…"

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