27 agosto 2016

Un bel paese.

Non si ferma la conta dei morti. Non si ferma la terra e non si fermano i crolli. Così come non si ferma il bieco opportunismo dei media e della politica che ha modo di esprimersi in tutta la sua ignobile fame di audience, visibilità e raccolta di consensi. Anche i social, luogo di condivisione a oltranza, fanno la loro parte nel rivelare il loro lato più becero con la storia degli immigrati, delle punizioni divine, le battute sarcastiche e le polemiche inutili.
Non c'è rispetto in tutto questo: nelle infinite e ripetitive sequele di pareri di pseudo-esperti o nel morboso insistere dell'informazione pronta a passare sui cadaveri, letteralmente. Lo sappiamo cosa succede in questi casi, lo sappiamo perché abbiamo vissuto il Belice, il Friuli, l'Irpinia, L'Aquila, l'Emilia. Ogni anno, tra un terremoto e un alluvione, facciamo da spettatori o vittime dell'orrore. Sappiamo anche come vanno le cose dopo, quando l'informazione decide di non stare più "sul pezzo", quando la politica torna alle corruttele e agli intrighi di palazzo mentre le vittime rimangono vittime a vita, aggiunte alle altre, anch'esse a vita, tra baracche e promesse mai mantenute.
Non c'è rispetto nel dire che per sanare l'Italia servono troppi soldi quando basterebbe rinunciare a qualche privilegio da parte di chi loda i soccorritori circondato da guardie del corpo o costringere la parte più ricca del nostro paese a disfarsi di una parte del suo odioso benessere costruito anche sullo scempio del territorio. Non c'è rispetto quando si comprano gli F16 considerandoli più importanti della sicurezza della nostra gente o si lodano "le grandi opere", quelle imprese faraoniche inutili o direttamente dannose che hanno sottratto e sottraggono risorse ed energia alle altre piccole opere che potrebbero prevenire le catastrofi o perlomeno ridurne gli effetti. 
Un bel paese sì, ma afflitto dall'ignavia, dal cinismo, da affaristi e ladroni che di questa bellezza e della bontà della gente continuano ad approfittare.
Non c'è molto da dire, la lezione ancora non è servita. Servirà questa ennesima tragedia o la rumorosa e costosa logica dell'emergenza continuerà a dominare? Difficile dirlo, per ora di sicuro c'è solo la pacata e silenziosa ordinarietà che, ancora una volta, è rimasta sepolta sotto le macerie.

2 commenti:

  1. Qualche giorno fa ho visto una cartina geografica, c'era disegnata la "faglia" (mi piacerebbe sapere perchè si chiama così, ma è solo una gran "crepa"...) che parte da sotto l'Oceano Indiano , arriva attraverso l'Arabia, il Corno d'Africa, l'Adriatico e l'Appenino italiano... fino a CASA MIA !! . Ecco, non riesco a pensarlo. L'ho appena scritto, ma non riesco a immaginarmi di poter essere un terremotato! E' per questo che succede quello che hai descritto: pensiamo tutti che succeda solo agli altri!

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    1. Per quel che ho capito la terra, tutta la terra, è in continuo movimento, cambia con lo scorrere dei secoli, non è statica. Quindi faglie, terre sommerse o emerse, vulcani e quant'altro rispondono a questo movimento e, chiaramente, tutto quello che c'è sopra o sotto ne subisce le conseguenze. Poi ci sono delle zone che subiscono di più o di meno, ma la causa di tutti i mali non sono i terremoti, i maremoti o le eruzioni. Quello che fa i morti sono ciò che l'uomo modifica, che siano case, dighe, barriere e non so cos'altro. Allora, se si vuole sfruttare questa terra che lo si faccia in modo che ci si possa vivere sopra senza contare morti ad ogni piè sospinto.

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