Questa, sinceramente non me l’aspettavo: ieri un plotone di
parlamentari del PDL, disobbedendo al presidente ipocrita, ha invaso i corridoi del Tribunale di Milano, improvvisando comizi contro la magistratura e accusando i giudici, indistintamente, di voler
eliminare il loro “caro leader”.
So che certa gente può esser capace di tutto, ma questo non
me la potevo immaginare: ribaltare la logica dello Stato di diritto (o almeno
quella che la maggioranza di noi ritiene tale) è una cosa degna di menti
ottenebrate, che può scaturire solo da un’idea di onnipotenza.
Cos’è? Uno scandalo di lesa maestà? Processare un leader politico
per reati comuni minerebbe i fondamenti della democrazia? È eversione portare
avanti un normale processo contro un imputato con corredo di vincoli procedurali
e persino (non sia mai!!) un’irrispettosa visita fiscale?
Io qui di eversivo ci vedo solo la condotta di personaggi
senza arte né parte, se non quella dell’inchino, di una massa di ignoranti
portavoti, di “amiche” del potente di turno, di scambisti della tessera e del
credo politico che farneticano di “attacco alla democrazia” per processi che
stanno svelando i mille intrighi e le mille corruzioni che hanno mantenuto in
piedi un sistema di potere che ha reso ridicoli i suoi sostenitori prezzolati e
l’intero parlamento della repubblica, grazie anche ad un’opposizione
inesistente, incapace di esprimere un’idea diversa, invischiata, anch’essa,
fino al collo nel fango che strangola il paese.
Eversivo è chi fa cadere l’anatema non su chi viola le leggi
della Repubblica, qualsiasi sia il suo stato sociale, bensì su chi pretende di
applicare al potente le stesse “banali” regole che valgono per tutti gli altri,
chi contesta l’esercizio della giurisdizione per il solo fatto di essere
diretta contro un esponente politico.
Se una manifestazione come questa fosse stata fatta da
semplici cittadini, in difesa di un altro semplice cittadino, che sarebbe
successo? Come minimo ci sarebbero stati poliziotti in tenuta anti-sommossa! E un
semplice cittadino avrebbe usufruito così facilmente di quei sedicenti “legittimi
impedimenti “ dei quali sono piene le
cronache giudiziarie degli ultimi vent’anni di processi di quest’imputato
eccellente?
Questo vergognoso ribaltamento, questo negare il diritto-dovere
della giurisdizione di applicare le sue regole anche ai ricchi e potenti, incarna,
in pieno, quella distanza siderale che si è creata tra la società civile e la casta
politica. Un vero e proprio muro alla cui costruzione hanno contribuito tutti i
partiti, con l’uso del potere per “piazzare” i propri uomini, per gestire il
denaro pubblico, per accumulare privilegi e soldi, il tutto accompagnato dalla
certezza dell’essere intoccabili, al di sopra della legge, al di sopra dei
doveri che la costituzione ed il ruolo che ricoprono gli imporrebbe.
Per i seguaci della partitocrazia le sentenze sono giuste o
sbagliate non in base alla correttezza e aderenza ai fatti del procedimento su
cui si basano, non in base alla onestà e competenza dei giudici, bensì a
seconda che pervengano o meno al risultato da loro auspicato.
E l’emergenza democratica c’è, certo che c’è!
È nel predicare
la superiorità del potere politico alla legge!
I NUOVI INQUISITORI – L'Italia è tra i pochi paesi, o forse l'unico, dove gli inquisitori non sono tenuti a provare la colpevolezza di un indiziato. Ma è l'indiziato stesso a dover provare la sua innocenza.
RispondiEliminaDi ridicole inquisizioni a spese della collettività se ne fanno tante, ma ciò che è più scandaloso sono quei troppi sciagurati processi che si fanno contro cittadini inermi, i quali, vivendo in un paese dove, non per ottenere giustizia, ma solo per chiederla bisogna pagare, non hanno le risorse per potersi difendere.
Questi nuovi inquisitori, alimentati riccamente dai contribuenti e restìi a qualsiasi ipotesi di cambiamento del loro stato sociale, usano la dissuadente arma dell'avviso di garanzia contro l'uno o l'altro politico e contro chiunque minaccia lo stravolgimento dei loro scandalosi privilegi.
Aiutati da certa stampa e da certi programmi televisivi, anch'essi riccamente e forzatamente sostenuti dai cittadini, i quali, con la scusa della libertà d'informazione, diffamano ed infieriscono contro chi vuole impedire le diffamazioni cambiando il modo d'informare.
Pertanto, finché questi sedicenti tutori delle istituzioni, che hanno ridotto il sistema sociale del Bel Paese ad un regime di nuovi signorotti e sudditi da inquisire, rimarranno immuni da responsabilità, i codici, quel marasma di regole e norme che non ha paragone nel resto del mondo, resteranno solo degli strumenti goffamente stravolti per incompetenza o volutamente manipolati per servire lo strapotere di certe perverse ideologie.
da COCOMIND.com - La voce del dissenso
Sono d'accordo sul fatto che la giustizia sia da riformare e che a fare le spese di questa inefficienza sia, come sempre, chi non ha le risorse per potersi difendere. E sono d'accordo anche sul fatto che gli "inquisitori" come li chiami tu, usino spesso due pesi e due misure. Quello che ho scritto voleva solo rimarcare il fatto che certi politici si sentono talmente onnipotenti da poter decidere per conto loro dell'innocenza di una "persona" già comprovatamente colpevole.
EliminaCara Gianna, mi pare che su certi processi famosi, attuali e passati, non sono mai state trovate delle prove.
EliminaPensa ad Andreotti per cui sono stati spesi dei miliardi di lire per nulla. Pensa ad Enzo Tortora, il cui risarcimento danni di 10 miliardi è stato, come sempre, pagato da noi cittadini.
Pensa a tanti altri processi che rendono la giustizia italiana ridicola agli occhi del mondo.
Infine, pensa al
PROCESSO RUBY – Il processo più ridicolo della storia italiana.
La brama di protagonismo di certi inquisitori non ha limite.
Non è il diffamato ad essere umiliato. Al contrario, è la giustizia che viene umiliata da certi sedicenti tutori della legalità, i quali devono rendere conto all'opinione pubblica delle loro mistificazioni, delle loro sadiche insinuazioni e dell'enorme spreco di denaro pubblico per le loro ridicole e grottesche inquisizioni.
Piero Paris