Un paese alla deriva non si osserva considerando solo la povertà dilagante, la disoccupazione o i debiti
personali. Il disagio sociale si guarda anche da come
vivono i vecchi negli ospizi lagher, tra l’altro abusivi.
Siamo sempre più americani, loro nascondono e ignorano i senza tetto
sparsi per strada, vivacchiano come intossicati cronici dalla cultura
capitalista, la malattia imperante con l’aggiunta di un egoismo
predominante, per non dire vincente.
Una casa per anziani abusiva è stata scoperta e chiusa dai carabinieri della compagnia di Mondragone (Caserta) a Castel Volturno, priva di
riscaldamento e condizioni igenico-sanitarie da brividi, alcuni di essi
affetti da problemi psichici. Questo ospizio ospitava 18 poveri vecchietti, messi ai margini da un
sistema passivo e ingordo. Certo, siamo tutti profumati e abbiamo i
guanti bianchi, non possiamo soffrire anche per la mamma e per il
nonno.
Questa triste storia non è la sola: l’anno scorso, in Liguria,
precisamente a Sanremo, quel posto dove una volta l’anno si radunano
cantanti e si esibisce il lusso, venne scoperta una casa di riposo lager, appartenente alla Fondazione Borea, dove gli anziani ricoverati
venivano maltrattati e vessati in ogni modo.
Nel napoletano, notizia di pochi giorni fa, sono stati messi sotto sequestro tre ospizi lagher, 150 degenti abbandonati a se stessi o
picchiati. Due ospiti con problemi psichici trovati morti.
Sofferenti, smagriti, soli e abbandonati, in attesa della morte. Questa è l’Italia difficile da guardare perché è la faccia stessa
dell’ipocrisia che ostentiamo, di quel perbenismo di facciata dove le
preghiere per un dio inventato, servono a colmare sensi di colpa
strazianti.
Anziani seviziati e picchiati, altri trovati in stato confusionale nelle
metropoli della vergogna, alcuni che rimangono a casa per anni,
perchè non hanno nessuno, ma con nipoti al seguito almeno una volta al
mese, giusto il giorno della pensione come premio alla loro assenza.
Il paese che tratta la sua storia e le sue origini in questo modo è
cancerogeno. In passato sono stati sequestrati reparti di psichiatria, strutture fatiscenti
dove si lasciavano morire gli anziani, alcuni anche assiderati, e quelli più chiassosi piazzati negli scantinati
bui.
In attesa spasmodica della morte, come soluzione di ogni guaio,
lasciandosi andare in quel mondo migliore, in quel mondo “dove nessun
viaggiatore ritorna” per dirla alla Shakespeare, mentre ci affasciniamo
al desueto e avvezziamo i nostri figli al grigiore della tv, ai giochi
della playstation, con panini del mc donald tra le mani. Privare i
propri figli dei nonni è un reato che non osiamo condannare per una
cultura smodatamente egocentrica.
Per finire e non assillare le menti impegnate, voglio
raccontarvi una storia.
Tanti anni fa, un parroco della zona mi propose di scrivere una commedia
teatrale, qualcosa di simpatico da proporre all’ospizio comunale della
mia città. All’inizio rimasi perplesso, sia perché difficilmente quel
prete osava parlarmi da tempo per via del mio colore politico, sia
perché non avevo mai scritto testi teatrali, sia perché mi disse che
avrei dovuto preparare tutto in un mese, in modo che per il 31 dicembre
del 98 tutto fosse pronto.
A dirla tutta, accettai per non avere sensi di colpa, in fondo avrei
solo scritto e passato il copione, nessuno esigeva la mia presenza e,
poi, avrei potuto festeggiare altrove tranquillamente, con la coscienza
a posto e orgoglioso del contributo.
Consegnai il lavoro in tempo ad un certo Franco, un meccanico di
periferia, con lui c’erano altri soggetti scapigliati e anticonformisti,
non proprio belli, non proprio attori, ma con l’energia e l’ardore di
adoperarsi anima e corpo per regalare un giorno di sorriso agli anziani.
Per più di un mese, dopo aver finito le mie otto ore di lavoro, passavo
all’ospizio a vedere le prove e mi fermavo a parlare con gli anziani.
Senza allungare oltremodo, voglio dire che quello è stato il capodanno
più bello che io ricordi. Restando con essi, ho ascoltato mille storie,
un po’ come se avessi letto mille libri, a loro bastava li ascoltassi
un po’, non mi hanno mai chiesto nulla, tranne qualcuno a cui ho
regalato sigarette e qualche bicchiere di rosso, di nascosto. Non li
passavo solo a loro, ma a quel vecchio che rimarrà di me. Non ho fatto
molto, forse niente, forse solo un’azione per ripulirmi la coscienza, ma
tutto questo ha cambiato la mia vita in meglio.
Antonio Recanatini
Nessun commento:
Posta un commento
Una tua opinione è sempre gradita...o anche un semplice saluto. ;)