28 marzo 2016

Mmmhh...

Mi rendo conto che non faccio altro che scrivere di disatri, massacri, ingiustizie e similari e un po' me ne dispiace perché vorrei che quei pochi che passano di qui avessero una buona impressione, stessero bene e avessero voglia di ritornare. Solo che le cose belle ormai sono talmente rare che si fa fatica a scovarle e, soprattutto, non fanno notizia quanto tutto il resto. In più non sono molto incline a parlare di me, anche se qualche volta lo faccio, perché penso che la mia vita privata non interessi a nessuno, o meglio, preferisco tenerla per me. Quindi, di che posso scrivere se non di quello che succede nel mondo? E non è colpa mia se il mondo fa schifo. Non è colpa mia se gli esseri umani riescono ad essere sempre peggio di quanto si possa pensare. Non è colpa mia se ogni giorno veniamo assaliti da notizie che continuano a narrare di stupri, omicidi, delinquenze e criminalità legalizzate. Non è colpa mia se viene spontaneo chiedersi se questa vita ha un senso, perché tutto quello che succede un senso non ce l'ha. Eppure siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in una condizione esattamente contraria, dove la sopraffazione e l'oppressione sono praticate tanto facilmente quanto bere un bicchier d'acqua e la maggior parte degli esseri umani lamenta mancanza di cibo, di dignità, di rispetto e di libertà, dove la sofferenza è normale quando dovrebbe invece essere un'anomalia.
L'essere umano dovrebbe avere la serenità del buon cibo, lavorando non più di tre ore al giorno. Dovrebbe essergli garantita un'abitazione, tanti amici, molti amori, la possibilità di conoscere il proprio corpo e l'ambiente nel quale vive in totale tranquillità, senza doversi guardare le spalle o avere paura dei suoi simili. Dovrebbe potersi costruire un percorso non obbligato da qualcuno che domina, ma che sia l'espressione della propria unicità, dovrebbe avere un progetto in cui ognuno possa rimanere sè stesso e continuare ad esserlo, come lo è all'età di tre o quattro anni quando agisce esclusivamente secondo i propri bisogni e desideri: si nutre, gioca, sorride e ama. 
Questo darebbe un senso alla vita: poterla vivere essendo lasciati in pace da quel branco di mentecatti malati di potere che neppure si accorgono che impedendo al mondo di vivere lo impediscono anche a sè stessi.


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