09 maggio 2016

La solitudine (Leo Ferré)

Leo Ferré non era solamente un talento, ma era un genio, come un genio era colui che della differenza tra talento e genio ha dato la più folgorante e inconfutabile delle definizioni: “il talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può” (Carmelo Bene). Sì, il genio fa quello che può, fa quello per cui è nato, ha ricevuto in dono la genialità e ne fa uso, la espone, la mette al servizio degli altri… e dalla sua divina solitudine (“io vengo da un altro mondo da un altro quartiere da un’altra solitudine”) ci indica la strada da seguire, ci costringe a guardarci dentro, a smascherare le nostre e le altrui ipocrisie, a scavare nel fondo più nero della nostra coscienza, a spalancare gli occhi e la mente sul mondo, sui suoi orrori, sulle sue assurdità, sui suoi meccanismi più occulti…

Io vengo da un altro mondo, da un altro quartiere, 
da un'altra solitudine.
Oggi come oggi, mi creo delle scorciatorie. 
Io non sono più dei vostri.
Aspetto dei mutanti. 
Biologicamente me la cavo con l'idea che mi sono fatto
della biologia : piscio, eiaculo, piango. 
Innanzi tutto noi dobbiamo lavorare
le nostre idee come se fossero dei manufatti.
Io sono pronto a procurarvi gli stampi. Ma...

la solitudine...

Gli stampi sono di una materia nuova, vi avverto. 
Sono stati fusi domani mattina. 
Se voi non avete, di questo giorno, il senso relativo
della vostra durata, è inutile tramandare voi stessi, 
è inutile guardare davanti a voi 
perchè il davanti è il dietro, la notte è il giorno. E...

la solitudine...

Innanzi tutto le lavanderie automatiche, 
agli angoli delle strade,
sono imperturbabili 
cosi come il rosso o il verde dei semafori.
I poliziotti del detersivo vi indicheranno 
dove vi sarà possibile lavare
cio che voi credete sia la vostra coscienza 
che non è altro che una
succursale di quel fascio di nervi che vi serve da cervello. 
E pertanto...

la solitudine...

La disperazione è una forma superiore di critica. 
Per ora, noi la chiameremo "felicità" 
perché le parole che voi adoperate 
non sono più "parole" 
ma una specie di condotto attraverso il quale
gli analfabeti hanno la coscienza a posto. Ma...

la solitudine

Del codice civile ne parleremo più tardi. 
Per ora, io vorrei codificare l'incodificabile. 
Io vorrei misurare il pozzo di San Patrizio
delle vostre democrazie. 
Vorrei immergermi nel vuoto assoluto e divenire 
il non detto, 
il non avvenuto, 
il non vergine per mancanza di lucidità. 
La lucidità me la tengo nelle mutande. 

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