15 luglio 2016

Io continuo a pensare che se avessimo raccontato la storia senza mentire, se non avessimo tirato su le ultime due generazioni in un alveo di ignoranza peggiore dell'analfabetismo che l'ha preceduto, se avessimo investito sulle coscienze e sulle persone invece che sugli oggetti e sul danaro, se avessimo considerato la memoria meno noiosa, gli anni '60 e '70 meno obsoleti (il ventennio della parola e del pensiero, dei diritti conquistati con l'intelligenza e non con la pubblicità...), se avessimo mantenuto il controllo del linguaggio, se non avessimo trasformato il mondo in un pacchiano gioco di società per pochi eletti che guardano in distratto silenzio altri sei miliardi di persone azzannarsi tutti i giorni per un tozzo di pane, e per di più usandole come schiavi per rafforzare le nostre inutilità individuali svuotate di ogni forma di vita credibile, oggi non saremmo qui a contare morti ad ogni piè sospinto. 
Quello che mi sconcerta di più è la totale stupidità con la quale stiamo affrontando questo secolo. Non strofiniamoci gli occhi, indignamoci. Indignarsi ha un senso politico, non sentimentale. E per quanto mi riguarda, la politica dell'indignazione, oggi, è l'unica ad avere un qualche senso. 



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