23 luglio 2016

Paura.

E' quella cosa che s'insinua, che ci instilla diffidenza, che non ci fa essere sicuri: la paura. La paura di morire, di rimanere coinvolti in qualcosa che non possiamo prevedere, che ci può fare del male, a noi o ai nostri cari. E adesso ci pensiamo prima di intraprendere un viaggio, un'uscita, una semplice gita. Sù dai, ammettiamolo, non ci sentiamo più sicuri da nessuna parte perché non c'è posto sicuro, non c'è nido o fortezza che non possa essere distrutto insieme a noi. 
Siamo in guerra? Sembra di sì, o perlomeno sembra un bollettino di guerra quello che ogni giorno ci viene sciorinato dall'informazione. Una guerra "a pezzettini", nel senso che non si combatte in maniera continuativa, ma ogni pezzettino corrisponde ad un attentato, ad una tragedia, che, a cadenza periodica, sconvolge la nostra quotidianità, costringendoci così a vivere con la paura perenne di perdere la vita da un momento all’altro. E ad alimentare questa paura c'è anche la componente dell'improvvisazione: non c'è un posto definito come non c'è un nemico definito. Può essere ovunque e può essere chiunque. Può essere il signore che prende il caffè tutti i giorni al bar. Può essere il vicino di casa. Può essere l'ex compagno di scuola. Insomma, può essere chiunque. E può colpire ovunque. Si chiamano “foreign fighters”. E questo fa paura, molta paura. E' una conseguenza logica e naturale. 
Come naturale è la domanda che tutti ci poniamo: perché? Perché esistono i terroristi? Perché sono nate organizzazioni come Al Quaeda e l’ISIS (o Daesh)? E’ possibile che i Paesi europei, dotati di Servizi Segreti, di Intelligence ed ogni sorta di tecnologia, non riescano a fermare questi pazzi? Lo sdegno, l'ira e la paura sono leciti, ma bisogna pur capire a chi rivolgerli, i responsabili ci devono essere per forza. Già, i responsabili, chi sono? La risposta più logica è l’ISIS, ma non basta. O meglio: l’ISIS ha le sue colpe, ma non è certo l’unica ad averne. Gli attacchi terroristici non sono nient’altro che una conseguenza delle scelte di politica estera portate avanti dagli Stati Uniti e dagli altri Paesi europei, Francia ed Inghilterra in primis. Sono il frutto di politiche estere di stampo imperialista delle potenze occidentali che vogliono controllare le zone con grandi disponibilità di risorse e facile accesso ai mari. E' fondamentale dal punto di vista strategico: chi controlla queste zone controlla il mondo. Ed è per esercitare questo controllo su questi territori che le potenze occidentali hanno finanziato gruppi come ISIS e Al Quaeda per rovesciare governi legittimi, quegli stessi gruppi che ora terrorizzano l’Europa. 
Ecco, questa, molto sinteticamente, è la ragione dell'esistenza del terrorismo: non un fenomeno accidentale, non nato per caso, bensì con radici profonde immerse nel fango degli interessi economici. Se poi a fare le spese di questi intrighi sono delle persone che non c'entrano niente, poco importa, pecunia non olet. E se poi le persone hanno paura e chiedono maggior sicurezza, meglio ancora. La paura è la sostanza di cui si nutre chi ci vuole terrorizzare. Tutto torna a vantaggio di una sola cosa, non certamente nuova: il controllo. Stati di emergenza, limitazioni della libertà sono le cose di cui ha bisogno chi detiene e vuole mantenere il potere, ed è l'unica cosa che si fa per non intaccare l'iter espansionistico dell'insaziabile fame capitalista. Mentre basterebbe chiudere i rubinetti dei finanziamenti, basterebbe non fornire più le armi ai terroristi, sia direttamente che indirettamente e basterebbe evitare di destabilizzare l’area medio-orientale, operando un cambiamento radicale delle linee di politica estera. 
Basterebbe questo, ma gli interessi economici sono troppo forti per rinunciarvi. 
Perciò inviterei gli Stati Uniti e tutti i capi di stato e governo europei ad evitare messaggi costernati, proclami eroici, sfilate, fiaccolate e inutili stati di emergenza dopo gli attacchi terroristici. 
Francamente della vostra ipocrisia non ce ne facciamo nulla. Grazie. 

"Soltanto dei cretini potevano pensare di continuare a fare guerre in giro per il mondo, senza che questo avesse delle ricadute sull’Europa e sul nostro Paese. Purtroppo i cretini ci sono e sono spesso in posizioni molto alte della società". (Gino Strada)

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