di Alessandro Robecchi per Pagina99
Piano piano, il Jobs Act prende forma, ed è pronto il primo decreto
attuativo. Tra le cause di licenziamento economico con indennizzo (che
verrà stabilito in un altro decreto attuativo) c’è lo “scarso
rendimento” del lavoratore, una cosa abbastanza difficile da
quantificare. E così va a posto un altro tassello della legge sul
lavoro: l’assoluto, totale, incontrovertibile potere dell’imprenditore
di decidere che lavora e chi no. Chiedere diritti, condizioni migliori,
razionalizzazione di orari e mansioni, domandare chiarimenti su
strategie aziendali, contestare decisioni ingiuste o perniciose per i
lavoratori, sono tutte cose che potranno essere rubricate alla voce
“scarso rendimento”, per decisione univoca e incontestabile del datore
di lavoro. Si compie così con un decreto attuativo la sostituzione del
Charlie Chaplin di Tempi moderni con il volonteroso e crumirissimo Gian Maria Volonté di La classe operaia va in paradiso. E anche quella non
operaia, ovvio. Ma soltanto se non è colpevole di “scarso rendimento”,
che diamine, non vorrete che il paradiso venga paralizzato da una scarsa
“flessibilità in uscita”, no?
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