'Direi d’essere un libertario, una persona estremamente tollerante.
Spero perciò d’essere considerato degno di poter appartenere ad un
consesso civile perché, a mio avviso, la
tolleranza è il primo sintomo della civiltà, deriva dal libertarismo.
Se poi anarchico l’hanno fatto diventare un termine negativo,
addirittura orrendo… anarchico vuol dire senza governo, anarché… con
questo alfa privativo, fottutissimo… vuol dire semplicemente che uno
pensa di essere abbastanza civile per riuscire a governarsi per conto
proprio, attribuendo agli altri, con fiducia (visto che l’ha in se
stesso), le sue stesse capacità. Mi pare così vada intesa la vera
democrazia. […] Ritengo che l’anarchismo sia un perfezionamento della
democrazia. Tutti gli anarchici seri la pensano così. Sono quelli che
non sono anarchici che invece la fanno pensare diversamente.
Qualche mio collega sostiene che io sia un falso proletario. Proletario
io? Né falso, né vero. A parte che spesso mi sono trovato in bolletta,
perché non c'è gusto migliore che spendere i propri soldi, per bagordare
e viaggiare con gli amici. E d'altronde quella di proletario è pur
sempre un'etichetta, sicché la rifiuterei in ogni caso, come tutte le
altre etichette che via via hanno provato ad appiccicarmi addosso - di
comunista, di democristiano, di socialista, di borghese, perfino di
fascista. Se sono, "più modestamente", un anarchico è perché l'anarchia,
prima ancora che un'appartenenza, è un modo di essere [...].
Fu
grazie a Brassens che scoprii di essere un anarchico. Furono i suoi
personaggi miserandi e marginali a suscitarmi la voglia di saperne di
più. Mi ha insegnato per esempio a lasciare correre i ladri di mele,
come diceva lui. Mi ha insegnato che in fin dei conti la ragionevolezza e
la convivenza sociale autentica si trovano di più in quella parte
umiliata ed emarginata della nostra società che non tra i potenti.
Cominciai a leggere Bakunin, poi da Malatesta imparai che gli anarchici
sono dei santi senza Dio, dei miserabili che aiutano chi è più
miserabile di loro. Santi senza Dio: partendo da questa scoperta ho
potuto permettermi il lusso di parlare anche di Gesù Cristo, prima in Si
chiamava Gesù, poi in La buona novella, e oggi mi viene il dubbio che
anche lui non fosse che un anarchico convinto di essere Dio; o forse,
questa convinzione, gliel'hanno attribuita gli altri. Intanto, da
Bakunin ero passato a Stirner, e da una visione collettivistica ne
scoprii una individualistica: dopo tutto, ci vuole troppo tempo a
trovare gente con la quale vivere le mie idee, e così me le vivo da
solo.
Aspetterò domani, dopodomani e magari cent'anni ancora
finché la signora Libertà e la signorina Anarchia verranno considerate
dalla maggioranza dei miei simili come la migliore forma possibile di
convivenza civile, non dimenticando che in Europa, ancora verso la metà
del Settecento, le istituzioni repubblicane erano considerate utopia'.
Fabrizio De Andrè
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