di Paolo Izzo
Il Tribunale di Milano giudica incostituzionale la legge 40 in quanto non
consente la fecondazione eterologa alle coppie infertili o sterili e si
rivolge alla Corte costituzionale.
La Corte di Cassazione ha condannato per abuso di ufficio una dottoressa che, per obiezione di coscienza, non
ha prestato la dovuta assistenza a una donna che aveva abortito.
Due
casi recenti, due notizie sfuggenti. Due estremi che si toccano.
Protagonisti in negativo, come sempre, i cosiddetti pro-life, che non si
capisce ancora bene se siano a favore della vita umana o di quella pre-
e ultra-terrena. Da un lato, infatti, predicano che un embrione abbia
più diritti della donna che non lo vuole; dall’altro impediscono alla
donna che vorrebbe portarne uno fino alla nascita di essere fecondata,
in qualunque modo sia oggi possibile con la scienza moderna.
E poi:
cimiteri di feti ed embrioni, fiaccolate e veglie per la vita
vegetativa, crociate contro il testamento biologico. Si mettano
d’accordo: c’è qualche essere umano, nato e vivo, che abbia un
qualsivoglia diritto di scelta, per lorsignore e lorsignori che
inneggiano alla vita… nell’aldilà?
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