05 dicembre 2012

Potere e corruzione: un legame indissolubile.



Hanno un bel da dire: “Non siamo tutti uguali!” Vero, è sempre sbagliato fare di tutt’un’erba un fascio perché sicuramente ci sono ancora, ben nascosti, degli amministratori onesti e affidabili, ma questo non cambia nulla dello schifo a cui stiamo assistendo e non aiuta a comprendere né il senso né l’entità del fenomeno. 
È di poche ore fa l’ultima bordata della nave corruzione, quella del direttore generale della provincia Abruzzo che faceva sesso con le prostitute nell’auto blu e che utilizzava beni materiali della Provincia dell’Aquila per fini personali arrecando danno all’Ente stesso per ottenere vantaggi personali.
Ma questo non è niente, ben altro ormai abbiamo sentito e sentiremo con amara rassegnazione, perché se è vero che non sono tutti uguali, è però altrettanto vero che è uguale il contesto d’azione, quello scenario dove avviene con sistematica tempestività un così abbondante e criminale uso del denaro pubblico. Il fatto che vi partecipi solo una parte e che non tutti ne siano direttamente invischiati e responsabili, non incide minimamente su quella sensazione di nausea continua che sale ineluttabile di fronte a certi comportamenti antiumanistici e antisociali.
Si rivelano ogni giorno di più, come l’avanguardia di schiere infinite, gli emuli ad ogni livello di chi si è scritto leggi ad personam e ha volutamente coltivato conflitti d’interessi…..Si è costruita una legalità parallela per legittimare il malaffare. (Stefano Rodotà, La Repubblica).
Il problema è che la casa della politica ufficiale e istituzionale è corrotta e corruttrice proprio per come è costruita e concepita, ed essa stessa si apre, generosa, ospitale e disponibile, a qualsiasi squallido e torbido maneggio che il più furbo, il più spregiudicato, il più avido e il più egoista sia in grado di concepire. È proprio per la filosofia di cui è impregnato che questo sistema di potere imperante favorisce e promuove l’avvilente spettacolo, degradante e degradato, a cui assistiamo quotidianamente. In quel casino (mai parola fu più approppriata!) non c’è spazio per gli onesti, vengono semplicemente emarginati, mentre il magma putrescente, divenuto ormai sostanza costituente, continua a dilagare, inarrestabile, indifferente e irridente a chi non vuole partecipare al banchetto.
E ci vengono pure a dire che “Lo Stato siamo noi!” Ma se fossimo noi lo Stato ne avremmo un minimo di controllo! Il fatto che la criminale eletta schiera faccia ciò che vuole quando vuole e come vuole, anche in modi così eclatanti e senza vergogna, indica chiaramente che ne siamo completamente estranei, che la distanza fra i cittadini e le istituzioni, compresi i partiti che, secondo la loro teoria autoreferenziale, dovrebbero rappresentarci, è abissale e incolmabile.
I poteri centrali decidono, il popolo deve eseguire.
Prendiamo ad esempio la storia delle tasse, un prelievo giustificato per legge dalla motivazione che ogni componente della società deve contribuire in base alle sue possibilità, alle spese e agli investimenti che riguardano tutti. Sono loro che decidono quanto ogni cittadino deve depositare nelle casse dello Stato, ma una volta incamerati questi soldi, chi è stato obbligato a devolvere la cifra, è escluso dall’impiego che ne verrà fatto in suo nome, indipendentemente che venga dilapidata, scialacquata oppure usata per qualcosa di utile.
Così non è difficile arrivare a pensare che la corruzione, le ruberie e l’uso a fini privatistici del denaro pubblico sono endemici proprio perché le istituzioni sono strutturate in maniera tale che tutto sia possibile, con modalità apposite ed efficacemente incontrollabili. E non so se dire purtroppo o per fortuna, non è solo una questione che riguarda i ristretti spazi degli squallidi meandri di casa nostra, riguarda qualsiasi situazione dove un potere ha il controllo. Quindi, il fatto che certi comportamenti si ripropongano così spesso là dove c’è il potere è segno inequivocabile che c’è un legame indissolubile fra i due termini, potere e corruzione, che non può essere celato dalle tante chiacchiere che si fanno in proposito.
Insomma, un quadro generale per niente edificante, un sistema che, mostrando tutta la sua protervia e tracotanza a danno dei più deboli, palesa chiaramente come al suo interno si possa trovare terreno fertile per ricatti, malaffare e quant’altro. Un sistema irriformabile, praticamente impossibile da bloccare dall’interno per la sua duttilissima capacità di adattarsi e rinnovarsi. 
Si può solo sperare di trovare, prima o poi, la forza di stravolgerlo dalle fondamenta, per ricostruire un modo di vivere socialmente dove tutto ciò che caratterizza il presente sia per sempre bandito.

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