Hanno un bel da dire: “Non siamo tutti uguali!” Vero, è
sempre sbagliato fare di tutt’un’erba un fascio perché sicuramente ci sono
ancora, ben nascosti, degli amministratori onesti e affidabili, ma questo non
cambia nulla dello schifo a cui stiamo assistendo e non aiuta a comprendere né il
senso né l’entità del fenomeno.
È di poche ore fa l’ultima bordata della nave
corruzione, quella del direttore
generale della provincia Abruzzo che faceva sesso con le prostitute nell’auto
blu e che utilizzava beni materiali della Provincia dell’Aquila per fini
personali arrecando danno all’Ente stesso per ottenere vantaggi personali.
Ma questo non è niente, ben altro ormai abbiamo sentito e
sentiremo con amara rassegnazione, perché se è vero che non sono tutti uguali,
è però altrettanto vero che è uguale il contesto d’azione, quello scenario dove
avviene con sistematica tempestività un così abbondante e criminale uso del
denaro pubblico. Il fatto che vi partecipi solo una parte e che non tutti ne
siano direttamente invischiati e responsabili, non incide minimamente su quella
sensazione di nausea continua che sale ineluttabile di fronte a certi
comportamenti antiumanistici e antisociali.
Si rivelano ogni giorno di più, come l’avanguardia di
schiere infinite, gli emuli ad ogni livello di chi si è scritto leggi ad
personam e ha volutamente coltivato conflitti d’interessi…..Si è costruita una
legalità parallela per legittimare il malaffare. (Stefano Rodotà, La
Repubblica).
Il problema è che la casa della politica ufficiale e
istituzionale è corrotta e corruttrice proprio per come è costruita e concepita,
ed essa stessa si apre, generosa, ospitale e disponibile, a qualsiasi squallido
e torbido maneggio che il più furbo, il più spregiudicato, il più avido e il
più egoista sia in grado di concepire. È proprio per la filosofia di cui è
impregnato che questo sistema di potere imperante favorisce e promuove l’avvilente
spettacolo, degradante e degradato, a cui assistiamo quotidianamente. In quel
casino (mai parola fu più approppriata!) non c’è spazio per gli
onesti, vengono semplicemente emarginati, mentre il magma putrescente, divenuto
ormai sostanza costituente, continua a dilagare, inarrestabile, indifferente e
irridente a chi non vuole partecipare al banchetto.
E ci vengono pure a dire che “Lo Stato siamo noi!” Ma se
fossimo noi lo Stato ne avremmo un minimo di controllo! Il fatto che la
criminale eletta schiera faccia ciò che vuole quando vuole e come vuole, anche in
modi così eclatanti e senza vergogna, indica chiaramente che ne siamo
completamente estranei, che la distanza fra i cittadini e le istituzioni,
compresi i partiti che, secondo la loro teoria autoreferenziale, dovrebbero
rappresentarci, è abissale e incolmabile.
I poteri centrali decidono, il popolo deve eseguire.
Prendiamo ad esempio la storia delle tasse, un prelievo
giustificato per legge dalla motivazione che ogni componente della società deve
contribuire in base alle sue possibilità, alle spese e agli investimenti che
riguardano tutti. Sono loro che decidono quanto ogni cittadino deve depositare
nelle casse dello Stato, ma una volta incamerati questi soldi, chi è stato
obbligato a devolvere la cifra, è escluso dall’impiego che ne verrà fatto in
suo nome, indipendentemente che venga dilapidata, scialacquata oppure usata per
qualcosa di utile.
Così non è difficile arrivare a pensare che la corruzione,
le ruberie e l’uso a fini privatistici del denaro pubblico sono endemici
proprio perché le istituzioni sono strutturate in maniera tale che tutto sia
possibile, con modalità apposite ed efficacemente incontrollabili. E non so se
dire purtroppo o per fortuna, non è solo una questione che riguarda i ristretti
spazi degli squallidi meandri di casa nostra, riguarda qualsiasi situazione
dove un potere ha il controllo. Quindi, il fatto che certi comportamenti si ripropongano
così spesso là dove c’è il potere è segno inequivocabile che c’è un legame
indissolubile fra i due termini, potere e corruzione, che non può essere celato
dalle tante chiacchiere che si fanno in proposito.
Insomma, un quadro generale per niente edificante, un
sistema che, mostrando tutta la sua protervia e tracotanza a danno dei più
deboli, palesa chiaramente come al suo interno si possa trovare terreno fertile
per ricatti, malaffare e quant’altro. Un sistema irriformabile, praticamente
impossibile da bloccare dall’interno per la sua duttilissima capacità di
adattarsi e rinnovarsi.
Si può solo sperare di trovare, prima o poi, la forza
di stravolgerlo dalle fondamenta, per ricostruire un modo di vivere socialmente
dove tutto ciò che caratterizza il presente sia per sempre bandito.
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