Nel disinteresse generale, con pochissime testate italiane ad occuparsene inclusi quei rivoluzionari bolscevici di Famiglia Cristiana, martedì scorso una maggioranza che non c'è più ha approvato in fretta e furia e
in modo definitivo il progetto delle Forze Armate, una delle mitiche "riforme" del governo dei tecnici, quelle che non servono a un tubo, tanto per intenderci.
Questa però è ancora meglio, perché ci farà spendere di più.
Mentre i Monti brothers tagliano posti letto in ospedale, farmaci
e prestazioni sanitarie, fondi alle scuole e perfino all'assistenza dei
disabili, i nostri parlamentari hanno avuto il coraggio di aumentare le
spese militari di 1,3 miliardi di euro l'anno (per un totale di 22
miliardi di euro), che verranno destinati interamente agli armamenti,
visto che si prevede una sensibile riduzione del costo del personale
(taglio di 33 mila militari e 10 mila dipendenti civili della Difesa
entro 10 anni, ovvero 43 mila posti di lavoro in meno).
Il segretario del Pd Pierluigi Bersani durante il confronto con lo sfidante Matteo Renzi
aveva farfugliato qualcosa sull'immoralità di un simile progetto in un
momento di crisi come questo, annunciando che - udite, udite - ne
avrebbe parlato addirittura con l'amico Barack Obama, perché "ragassi, 'sta roba qui degli F-35 non va mica bene, non va".
Dovevano essere chiacchiere da bar, visto che ieri alla Camera la
riforma della Difesa è passata tipo plebiscito, con 294 voti favorevoli e
solo 25 contrari (50 gli astenuti).
Chi era ieri a Montecitorio non ha potuto fare a meno di notare una
pletora di lobbisti del settore armamenti, pronti a sostenere il
progetto, che consentirà in buona sostanza al Ministero della Difesa di
spendere circa 5 miliardi di euro l'anno in più in aeroplanini e bombe. I
novanta caccia F-35 sono solo la punta dell'iceberg del grande affare, che riguarda soprattutto Finmeccanica,
l'azienda di Stato dal grande prestigio internazionale (infatti dei
suoi scandali se ne occupano anche giornali autorevoli come il Wall Street Journal).
Il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola (un militare alla guida dei militari, una scelta "tecnica" degna delle migliori dittature africane) ha già ordinato l’acquisto
di tre cacciabombardieri F-35 impegnando altri 270 milioni. Il programma non si è mai fermato,
nonostante il 28 marzo scorso il Parlamento avesse deciso di "rinviare
qualunque decisione relativa all'assunzione di impegni per nuove
acquisizioni nel settore dei sistemi d'arma".
Il primo dei tre caccia F-35 sarà consegnato all’Italia nel
gennaio 2015 e l’ultimo sarà consegnato nel 2027. Dunque - fa notare
sempre la rivoluzionaria Famiglia Cristiana - comprando gli F-35 "stiamo caricando un ulteriore debito pubblico sulle spalle dei nostri giovani che lo dovranno pagare per altri 15 anni".
Un po' come Fantozzi: abbiamo firmato cambiali che ci perseguiteranno per i prossimi tre lustri.
Il bello è che nessuno sa ancora oggi quanto ci costa uno di questi
mostri: i numeri indicati dal Ministero della Difesa sono saliti da 80 a
90 milioni di euro al pezzo. Per non parlare dei costi di gestione, che
in una trentina d'anni potrebbero raggiungere i 50 miliardi di euro.
E non è mica finita qui. Anche i posti di lavoro promessi da Di Paola
sono una balla epocale: altro che 10 mila occupati in più, al massimo
saranno 800. In Canada, dove sono un po' più furbi di noi, se ne sono
accorti e la stampa parla di "fiasco" e di "incubo di Natale" per il
governo. Invece per noi sono stati il regalino da far trovare sotto
l'albero alla lobby più potente del mondo.
Vabbè, dai non fate quelle facce lì.
Anche se dovrete pagarvi l'assistenza sanitaria per intero e perfino la
carta igienica per la scuola di vostro figlio, l'Italia avrà il suo
nuovo modello, peraltro anticostituzionale. Gli F-35 sono infatti aerei
adatti all'offesa più che alla difesa, come invece dovrebbe essere la
vocazione militare nel nostro paese.
Male che va attacchiamo la Kamchatka, come a Risiko. E non c'abbiamo neanche bisogno dei carrarmatini. Fonte
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