La piccola isola tra i
ghiacci ha vinto oggi una importante battaglia legale nei confronti
dell’Unione Europea in materia di compensazioni per le perdite causate
agli investitori stranieri a causa del fallimento di alcune banche
islandesi avvenuto cinque anni fa. Il Tribunale dell’EFTA (Associazione Europea del
Libero Commercio, alla quale aderiscono oltre ai paesi dell’UE anche
Islanda, Liechtenstein e Norvegia), con sede a Lussemburgo, ha stabilito
oggi che il governo dell’Islanda non ha violato la legislazione europea
quando ha deciso di non risarcire gli investitori straneri della banca
on-line Icesave, dipendente da una delle principali entità finanziarie
fallite nel 2008.
Di Marco Santopadre
Contropiano
Nella sentenza l’Efta spiega che l’Islanda non ha
contravvenuto le normative europee vigenti al momento dei fatti quando
decise di non risarcire gli azionisti stranieri, decisione tra l’altro
avallata da un referendum appositamente convocato, attraverso il quale
la maggioranza dei cittadini del paese valutarono di non investire
denaro pubblico per ripianare i debiti con le banche private fallite. Il
Tribunale dell’Efta ha anche stabilito che il governo islandese non ha
compiuto un atto discriminatorio decidendo invece di risarcire gli
azionisti del paese.
Immediatamente dopo la sentenza, il Governo di
Reykiavik si è detto molto soddisfatto per la decisione del tribunale
dell’organismo internazionale che ha dato ragione all’Islanda,
rimarcando che il giudizio é "definitivo e non può essere oggetto di
ricorso".
Giudizio opposto naturalmente da parte di vari governi
europei secondo i quali c’è bisogno di una normativa più stringente per i
casi simili a quelli che squassarono l’economia islandese nel
2008-2009. Piccata la Commissione Europea, secondo la quale “i rimborsi
dei depositi bancari devono sempre essere garantiti, anche nel caso di
una crisi sistemica”.
A investire il Tribunale dell’Efta del
caso era stato un ricorso dell’Autorità di Vigilanza degli Accordi Efta
contro il rifiuto dell’Islanda di pagare 3,9 miliardi di euro alla Gran
Bretagna e all’Olanda. I governi di Londra e l’Aja avevano scelto di
coprire le perdite dei propri cittadini, e successivamente avevano
chiesto un indennizzo alle autorità di Reykjavik, richiesta impugnata
dall'Islanda.
La Corte di Giustizia di Lussemburgo doveva stabilire
se il governo islandese avesse l'obbligo di compensare con un
risarcimento di 20 mila euro (26.000 dollari) i titolari dei conti
aperti presso la Icesave, fililale online del colosso Landsbanki. Ma con
la sentenza di oggi il tribunale ha respinto il ricorso ed ha dato
ragione a Reykiavik, stabilendo un importante precedente. In realtà il
governo dell'Islanda si è impegnato a risarcire per quanto possibile gli
investitori stranieri, ma in maniera graduale e senza attingere ai
fondi pubblici.
Nessun commento:
Posta un commento
Una tua opinione è sempre gradita...o anche un semplice saluto. ;)